L'«anima» di Fabi alla Campana

L'«anima» di Fabi alla Campana

di Fabio De Santi

«In questa somma di piccole cose, l'intensità e la liricità sono la componente predominante. Emerge proprio la necessità di usare la canzone come farmaco, contro il disagio sociale, e come spinta verso la condivisione». Si racconta così in questa nostra intervista Niccolò Fabi che oggi, mercoledì 20 luglio alle 21.30, sarà in concerto alla Campana dei Caduti di Rovereto , per una delle tappe del suo nuovo tour. Il cantautore romano si sta godendo il successo del suo ultimo disco Una somma di piccole cose uscito il 22 aprile e da settimane sta ormai ai piani alti delle classifiche dopo essere balzato in prima posizione. Dopo due dischi corali, «Ecco» e «Il Padrone della festa» (con Daniele Silvestri e Max Gazzè), l'artista capitolino ha scelto di dedicarsi al «disco che avrebbe sempre voluto realizzare» e lo fa in totale autonomia, creandolo e registrandolo in una casa di campagna, sulla scia dei suoi ascolti musicali quotidiani, in particolare il cantautorato folk statunitense.
Niccolò, cos'è racchiuso in «Una somma di piccole cose»?
«Questo disco è una sorta di fotografia del momento e delle situazioni che ho vissuto nei due mesi in cui l'ho registrato. Un lavoro nato in totale solitudine in una casa di campagna. Prima di entrare in questa dimensione, in questa casa in cui ho trovato una sorta di rifugio, non avevo scritto nessuna canzone e tutto ha preso forma in quel luogo, in quell'atmosfera, in quello spazio tempo. Tutte canzoni registrate appena nate».
E verso quale direzione porta questa «somma» di emozioni?
«Come dicevo queste canzoni nascono dalla solitudine, dal silenzio, dalla voglia di guardarsi dentro anche in una maniera spietata, dura. E per guardarsi dentro non intendo in questo caso solo il raccontare i fatti propri ma guardarsi dentro per capire e interpretare la realtà che ci circonda, quella che viviamo oggi».
Dal punto di vista musicale come lo definiresti?
«È un disco fatto di chitarra, voce e poco altro. Credo sia il lavoro più minimale ed essenziale che io abbia mai registrato. Non ci sono "coperture", ho voluto essere scarno, diretto, senza difese se vuoi. Penso che per chi mi ha seguito negli anni ed è entrato nella mia musica possa essere un disco a cui voler bene, possa essere il disco della verità. Unico e speciale».
Fra i brani che mi hanno maggiormente colpito c'è «Filosofia agricola».
«È una canzone particolare in cui ho voluto accostare questi due termini appunto apparentemente cosi lontani come la filosofia e l'agricoltura nel tentativo di unire due dei grandi campi conoscitivi che ha l'uomo. Da una parte la filosofia e la dimensione intellettuale, ancorandola alla terra, all'agricoltura e alla sua esperienza sensibile e concreta».
Domani suonerai in un luogo evocativo come quello della Campana dei caduti di Rovereto: cosa proporrai in questa occasione così speciale?
«So che la Campana dei caduti è un luogo particolare in cui si avverte il peso della storia e nello stesso tempo si respira un'aria di pace, si unione fra i popoli e di superamento delle barriere. Sarà un concerto particolare in cui racconterò il nuovo cd per poi approdare alle mie canzoni che ritengo più adatte a questa dimensione a questa atmosfera. Con me c'è il gruppo con cui ho iniziato a suonare da poco e che mi trasmette grande energia e vitalità».

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