Mario Biondi al Vittoriale

di Beppe Bonura

Paul Weller viaggia nella macchina del tempo sul palco dell'Anfiteatro del Vittoriale. Ma è sempre un passo avanti con la sua musica, rock capace di avventurarsi ai limiti dei territori psichedelici e dello spazio cantato nel suo suggestivo ultimo album Saturns Pattern. Fisico asciutto, capelli orgogliosamente bianchi, gli occhi chiari da divo Mod, Weller ha dato prova di una straordinaria energia, trascinando con la sua chitarra, o meglio con le sue chitarre, una band capace di stare dietro ai suoi virtuosismi e di amplificali in un uragano di suoni colorati e incalzanti. 

I'm where I should be tra i primi brani proposti da Saturns Pattern. E poi Long time, White sky, lo stesso pezzo che dà il titolo all'album e ancora avanti, per fare magari qualche passo indietro e ripescare altri pezzi di quel suo esordio da solista che risale al 1989 dopo essere stato frontman dei Jam e in seguito degli elegantissimi Style Council. Lo chiamano «The Modfather» e lui continua ad essere un'istituzione musicale capace di raccordare la rivoluzione musicale dei Beatles all'Illumination - tanto per citare il titolo di uno dei suoi album più lodati da pubblico e critica - del suo stile "oltre", ansioso di sperimentare, di mescolare il blues al rock, con sonorità folk, pop, soul e un'elettronica di grande impatto fra nostalgia e fuga in avanti.

Per lui dalla platea del Vittoriale applausi a scena aperta e per molti quell'irrestsitibile tentazione di muoversi scandendo con il corpo il ritimo del brit pop made in Modfather. Il prossimo appuntamento del Festival Tener-a- Mente del Vittoriale sarà un'altra domenica,  il 12 luglio, con un mito tutto italiano ma di dimensioni e vocalità internazionali: Mario Biondi, che presenterà il suo ultimo album con un video della canzone più calda del cd - Love is a Temple - girato proprio al Vittoriale

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