Dibattito in biblioteca sugli anni di piombo

Gli studi sul periodo più tormentato della nostra Repubblica, quei vent’anni che vanno dai ’60 agli ’80 del secolo scorso, stanno ritrovando vigore e linfa da nuovi documenti, ma soprattutto dalla capacità di rileggere quel periodo senza più incrostazioni e con maggiore libertà, senza strumentalizzazioni. Diversi sono ormai i saggi che ripensano al travaglio dello Stato italiano sottoposto ad attacchi durissimi sia dal terrorismo nero sia da quello rosso.

Tra i libri che muovono nuove riflessioni c’è anche quello di Vladimiro Satta  che ha pubblicato recentemente I nemici della Repubblica. Storia degli anni di piombo per Rizzoli (902 pagine 28 euro). La Biblioteca Archivio del Csseo ha dunque fatto bene a organizzare a Trento per oggi alle ore 17,30, nella Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale (in via Roma 55), un incontro-dibattito su «Gli anni di piombo 30 anni dopo», alla presenza di Satta stesso, con Marco Boato e Fernando Orlandi.

Sicuramente, viste le posizioni di Satta e quelle di Boato, ci saranno diversi aspetti che diventeranno oggetto di contradditorio, anche perché Satta, pur ammettendo che il movimento di Sociologia nel ’68 fu estraneo al terrorismo, cerca di dimostrare che esisteva la teorizzazione della violenza come metodo di lotta dai protagonisti di allora, ad iniziare da Mauro Rostagno, pur se successivamente scelse la pratica nonviolenta.

Non solo, ci sono altri aspetti che Satta mette in luce, cercando di demolire alcune teorie che a sinistra tuttora sono considerate fondate, come quella che vede il «Piano Solo» antesignano della successiva strategia golpista e stragista. Ci permettiamo anche di segnalare che forse resta in ombra nel suo lavoro la sperimentazione delle bombe stragiste a partire proprio da Trento negli anni ’60, prima della bomba di piazza Fontana.

Ma quel che conta dello studio di Satta, è la rilettura di un periodo che ha segnato lo Stato italiano, perché non ci fu solo il terrorismo da fronteggiare, ma in generale un clima di violenza che permeava l’intero Paese con teorie rivoluzionarie da una parte e reazionarie dall’altra che condizionarono pesantemente la vita politica. Lo Stato tuttavia non cedette a derive reazionarie nella risposta al terrorismo, come - nonostante tutti gli errori e i depistaggi anche internazionali - si dimostrò anche nel rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Fu anche grazie alla risposta della società italiana, esattamente come avvenne per le stragi di piazza Fontana a Milano e di piazza della Loggia a Brescia.

Satta fa comunque piazza pulita di tante teorie complottistiche e ha il merito di porre la rilettura di quel periodo con le lenti di uno storico. Lontano da teorie non supportate da documenti. Del resto da 30 anni è documentarista del Senato e si muove sui fatti e attorno ai fatti.

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