Festival Religion Today oggi arriva «Detainee X»

Con tre cortometraggi iraniani, spaccati delle esistenze di gente comune alle prese con piccoli drammi quotidiani in ambienti periferici (che per loro divengono talvolta insormontabili) si apre (ore 15, Teatro S. Marco) il programma cinematografico di oggi della 21ª edizione di Religion Today: una donna che vive in un villaggio con i due piccoli figli alla quale cercano di rubare il bestiame (Faraozan diMirabbas Khosravimezhad); un uomo che dopo 23 anni di carcere ritorna nella sua città natale per incontrare il fratello (Return di Shahriar Purseyedan); la lotta di una donna, che risiede su un’isola, contro le intemperie e i pregiudizi per portare in terraferma il corpo del figlio morto (A Few Knots Away di Mansour Forouzseh).

Il quarto Genesis di Abtin Mozafari è un racconto a soggetto che evoca la situazione di guerra interminabile che sopporta il popolo siriano.
Dei medio e lungometraggi proposti nel cuore del pomeriggio spicca in particolare per la tematica che affronta e per l’incisività cruda della narrazione Detainee X del canadese Manee Osman. Il protagonista è un giovane musulmano cittadino statunitense: è un appassionato di videogiochi e di fumetti (il suo eroe è nientemeno che Superman) che vende nel suo negozio; spesso deve questionare con la madre perché si sta identificando troppo negli States e nei suoi miti. Una notte (con i mascheramenti e le modalità che abbiamo potuto scoprire in tanti film di finzione) un commando dell’esercito entra in casa sua, lo arresta e lo porta in un campo di detenzione (non è la prigione di Guantanamo, ma la evoca esplicitamente). È torturato con tecniche sempre più raffinate e violente perché riveli nomi e imprese dei suoi presunti compagni terroristi. I videogiochi e le strategie connesse vengono giudicate modalità terroristiche. E quando si chiarisce che si è tratto di un errore non è facile per i sequestratori-torturatori (fra cui un nero perplesso) mascherare il loro comportamento (lo hanno fatto per l’America, si giustificano con orgoglio). Vi sono due schermi sui loro tavoli: quello che controlla il prigioniero e quello in cui Trump vomita i suoi pregiudizi, le sue sicurezze e i suoi incitamenti suprematisti in favore dei bianchi aggressivamente razzisti (non solo verso i musulmani e gli asiatici).

Tra i titoli della sezione New Generation Films notevole anche per la sua attualità (se si pensa agli slogan dei sovranisti che ci circondano) il corto Zorn dem Volke (Ira del popolo) del tedesco Lorenz Piehl ambientato in un prossimo possibile futuro. Un nuovo muro è stato creato (dopo una crisi anche alimentare del pianeta) tra la Germania e il resto dell’Europa per garantire la sopravvivenza e il benessere della prima anche a costo di eliminare tutti gli altri, una versione aggiornata di Deutchland Uber Alles.

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