Rurali, manovra anti-crisi da 3 miliardi Rate sospese a ottomila famiglie trentine

di Francesco Terreri

Per far fronte alla crisi Covid, le Casse rurali trentine hanno rinviato le rate a 15mila famiglie e imprese per un ammontare di 2,4 miliardi di euro di debiti. Dei 15mila destinatari, più di 8.000 sono privati, ditte individuali, professionisti mentre 7.000 sono aziende. I nuovi finanziamenti garantiti dal Fondo centrale e dai Confidi sono arrivati a 11.700 imprese per un totale di 520 milioni, di cui 300 milioni a 10mila ditte sono prestiti fino a 30mila euro garantiti al 100% dallo Stato. In tutto, la manovra anticrisi del credito cooperativo provinciale si avvicina ai 3 miliardi per oltre 20mila beneficiari tra società, che in parte hanno attivato entrambe le misure, e famiglie consumatrici e produttrici.

Il gruppo Cassa Centrale Banca nel suo complesso, con 77 Bcc, Rurali e Raiffeisen in tutta Italia, sfiora i 17 miliardi di interventi anti-crisi, di cui 110mila sono moratorie per 14,1 miliardi - 56mila a privati e 53.700 a imprese - e 51mila mutui agevolati per 2,6 miliardi. Ma di fronte a tutti questi debiti di cui è rinviato il pagamento e alla liquidità aggiuntiva erogata alle imprese, Bce e Banca d'Italia chiedono agli istituti di credito di rafforzarsi in vista della possibile crescita delle sofferenze l'anno prossimo. Così Ccb cede altri 700 milioni di prestiti deteriorati e incrementa di 100 milioni gli accantonamenti sui crediti sani.

Le moratorie decise dalle banche autonomamente o in base all'iniziativa dell'Abi, l'Associazione bancaria italiana, hanno una durata di dodici mesi. Ma quelle previste dai decreti del governo concludono i loro effetti il prossimo 31 gennaio o, per il turismo, il 31 marzo. Quindi banche e Casse rurali, come ha sollecitato nella Giornata del risparmio il governatore di Bankitalia Ignazio Visco , devono prepararsi per tempo alla possibile crescita dei crediti deteriorati dovuta alle difficoltà di famiglie e aziende di pagare di nuovo i debiti.

Nella prima metà di dicembre il gruppo Ccb, guidato dal presidente Giorgio Fracalossi e dall'amministratore delegato Mario Sartori , concluderà una nuova cartolarizzazione di crediti deteriorati per 700 milioni. Di essi, 512 milioni sono di 34 Bcc del gruppo, tra i quali 50 milioni di 7 Casse rurali trentine nel frattempo diventate 6 per la fusione Adamello-Giudicarie. Gli altri 200 milioni sono di 6 banche esterne al gruppo. Cartolarizzazione vuol dire che a fronte della cessione dei crediti verranno emessi titoli, di cui la quota senior è in questo caso garantita dallo Stato attraverso il meccanismo Gacs, garanzie sulla cartolarizzazione delle sofferenze, e col rating assegnato dalle agenzie. Quindi è più appetibile per gli investitori.

Con questa operazione e con le altre riduzioni gestite dalle singole Bcc, la quota di prestiti deteriorati sugli impieghi complessivi del gruppo dovrebbe scendere dal 9,3% di fine 2019 intorno al 7,5% a fine anno. Un dato che, insieme all'indice Cet1 arrivato quasi al 21% a metà anno, mostra la complessiva solidità del gruppo Cassa Centrale. Anche i risultati di bilancio quest'anno, nonostante la pandemia, dovrebbero essere buoni, aiutati da consistenti plusvalenze ottenute sui titoli.
Ma questo non basta. Non solo perché l'anno prossimo le sofferenze potrebbero di nuovo aumentare. Anche perché col 1° gennaio parte il cosiddetto calendar provisioning, le nuove norme della Bce che innalzano la copertura dei crediti deteriorati, cioè le risorse da mettere da parte per far fronte alle insolvenze. Oggi la copertura del gruppo Ccb è al 53%. Ma è stata già elevata di 100 milioni sui crediti in bonis, cioè sani. E altri accantonamenti potrebbero essere chiesti dalla stessa Bce che sta ancora conducendo l'esame dei conti del gruppo, la Asset quality review.

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