Porfido, ditta perde concessione non in regola retribuzioni e canoni

Primo caso nella storia industriale del porfido trentino: un'azienda estrattiva si vede revocare la concessione perché non paga i lavoratori, non versa i contributi Inps e non è in regola nemmeno con i versamenti dei canoni cava al Comune. Ieri, il commissario straordinario del Comune di Lona Lases, Mauro Dallapiccola , ha firmato l'atto di revoca, disponendo nei confronti della Diamant Porfidi srl, alla quale la concessione era stata rilasciata il 29 gennaio 1998, «la cessazione immediata dell'estrazione e lavorazione del porfido sul lotto n. 3 e 3/A in località Pianacci» e «la rimozione di tutta l'attrezzatura cantieristica, tettoie mobili, box, container, banchi di lavoro, bancali di porfido, macchine operatrici, ecc... entro 10 giorni dalla notifica».

L'atto di revoca, pubblicato sull'albo comunale, elenca in dettaglio tutte le inadempienze della ditta, che hanno portato alla diffida prima (agosto 2014), alla sospensione poi (aprile 2015), poi rientrata, infine alla revoca della concessione.
Quello della Diamant Porfidi non è l'unico caso di mancato rispetto della normativa e dei disciplinari di concessione.

Si tratta quindi di capire se in futuro analoghi provvedimenti saranno presi da altri Comuni per far rispettare le regole e garantire legalità ad un settore in affanno, come chiesto dalle aziende che operano correttamente e fanno i conti con una concorrenza sleale interna.

A denunciare quest'ultima, tra gli altri, è stato ieri l'altro Rocco Cristofolini, presidente della sezione porfido di Confindustria Trento, intervenendo al convegno «Porfido bene comune» di Fillea Cgil. Cristofolini ha preso atto delle decisioni annunciate dall'assessore allo sviluppo economico Alessandro Olivi. A partire dalla gestione associata obbligatoria del settore (disciplinari, concessioni, piani di coltivazione, etc.) tra i Comuni della zona estrattiva. «Ben venga la gestione associata: dovrebbe portare ad una omogeneità di comportamenti. Anche perché non è facile per un piccolo Comune valutare i volumi da estrarre e il materiale, intervenire per far rispettare le norme. E ben venga anche l'authority se garantirà vigilanza e uniformità di trattamento. Anche sul tema della sicurezza, per rispettare la quale la ditta artigiana senza dipendenti ha meno vincoli».

Olivi ha annunciato pure, nel calcolo dei canoni cava, penalità per chi licenzia e riduce i volumi scavati. «Su questo bisogna essere prudenti» osserva Cristofolini «le aziende oggi estraggono meno volumi perché il mercato si è ridotto anche a causa della crisi, dell'edilizia in particolare. Vero che il porfido è un bene pubblico e non può diventare un feudo privato. Ma il mercato è calato per tutto il manifatturiero in Italia: la responsabilità non è solo delle imprese del settore che non si aggregano». Per Cristofolini, «le misure proposte, compreso lo snellimento del distretto, sono utili ma non sufficienti a trovare nuovi orizzonti».

Quanto al Consorzio obbligatorio e al superamento del cottimo proposti da Fillea, Cristofolini dice: «L'obbligatorietà di un consorzio si può prevedere solo per la promozione. Il cottimo? Prematuro superarlo. Quello puro non c'è più, oggi c'è un premio di produzione».

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