Pil, trimestre di svolta «La recessione è finita»

Recessione finita ed economia italiana a un «punto di svolta». Dopo i dati negativi diffusi martedì dall'Istat (che aveva registrato un nuovo calo dello 0,3% nel secondo trimestre 2013) il quadro di un'evoluzione positiva arriva dalle ultime previsioni del Centro studi di Confindustria, che migliora le stime del Pil indicando per il 2013 una contrazione dell'1,6% (contro il precedente -1,9%) e per il 2014 una crescita dello 0,7% (dal +0,5% di giugno)

Recessione finita ed economia italiana a un «punto di svolta». Dopo i dati negativi diffusi martedì dall'Istat (che aveva registrato un nuovo calo dello 0,3% nel secondo trimestre 2013) il quadro di un'evoluzione positiva arriva dalle ultime previsioni del Centro studi di Confindustria, che migliora le stime del Pil indicando per il 2013 una contrazione dell'1,6% (contro il precedente -1,9%) e per il 2014 una crescita dello 0,7% (dal +0,5% di giugno). E soprattutto collocando in questo terzo trimestre l'interruzione della caduta del Pil (con una variazione nulla, dal precedente -0,1%) e il ritorno a variazioni positive nel quarto (+0,3%). Un'interruzione che chiude otto trimestri negativi di fila.
Ma in Italia la ripresa, avverte Confindustria, sarà «lenta». E serve «un segnale immediato» per intercettarla e «non accontentarci di una crescita da prefisso telefonico», chiede il presidente Giorgio Squinzi. In sostanza «servono almeno 4-5 miliardi subito», nella legge di stabilità, da destinare ad un taglio «drastico» del cuneo fiscale sul lavoro.
Il governo assicura di lavorare in questa direzione: con il «piano d'azione l'Italia ha assunto impegni netti per tagliare il costo del lavoro che confermo», afferma il premier Enrico Letta: «È il cuore della politica di crescita». Anche il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, ribadisce che è «un tema che abbiamo ben presente per la legge di stabilità. La riduzione del cuneo è tra le cose su cui dobbiamo intervenire». Un intervento, dice anche il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, «in sé molto ragionevole perché darebbe competitività al sistema», ma «bisogna verificarne la compatibilità con i conti dello Stato».
Il convegno del Centro studi di Confindustria, a cui partecipa lo stesso Saccomanni, è l'occasione anche per tornare a parlare del documento di Genova, con le priorità (fisco, appunto, industria ed efficienza della spesa pubblica) messe nere su bianco da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil. Squinzi difende il Patto e a Saccomanni, seduto in platea, si rivolge chiedendo non un miracolo ma le risorse che, a suo giudizio, si possono trovare e mettere sul piatto per dare una «scossa potente» al Paese. «Proponiamo cose urgenti da fare. Non siamo per il tutto e subito. Non crediamo nei miracoli ma vogliamo credere nella possibilità di reperire le risorse necessarie» innanzitutto per tagliare il cuneo fiscale, che «può innescare immediatamente la ripresa dei consumi e la crescita. La legge di stabilità deve necessariamente prevedere una posta sufficiente in questa direzione».
Ma su tutto pesa l'evoluzione della situazione politica: c'è bisogno «soprattutto di una stabilità di governo», perché «la situazione è molto preoccupante», ammonisce ancora Squinzi. Lo stesso Saccomanni sottolinea che l'Italia «continua ad avere un problema per cui paga il costo dell'incertezza politica, che è in gran parte di generazione interna, che si riflette sui nostri spread». Quell'instabilità politica che costa miliardi, come dice anche Letta.
A oggi, comunque, l'Italia si appresta ad un cambiamento di segno, si avvicina a «una discesina», dice Squinzi. Nei fatti, però, «da qui a dire che gli effetti della recessione sono finiti ce ne passa», avverte ancora Squinzi: «Abbiamo da recuperare 8 punti percentuali di Pil rispetto al 2007 e quindi ci metteremo qualche anno». Senza contare «l'emergenza» occupazione con quel milione e 805 mila posti persi durante la crisi, da fine 2007 a fine 2013. La domanda di lavoro, indica sempre il Csc, ricomincerà a crescere solo «da primavera 2014».
Intanto, il conto alla rovescia per scongiurare l'aumento dell'Iva è iniziato. Venti giorni scarsi per reperire il miliardo che serve a evitare lo scatto dal 21 al 22% dell'aliquota dal primo ottobre che costerebbe a ogni famiglia 28 euro solo negli ultimi tre mesi dell'anno e fino a 103 euro in più dal 2014, come ha stimato la Cgia di Mestre. Il governo «è impegnato» a evitarlo, assicura il ministro Zanonato.

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