Cultura / Il ricordo

Andrea Mascagni, maestro di musica e politico di spessore

Il 6 febbraio 2004 si spegneva a Trento. Fu musicista, politico e partigiano, promotore di istituzioni fondamentali per la partecipazione alla cultura. Le sue creature: l'Orchestra regionale Haydn e il Festival di musica sacra

di Giuseppe Calliari

TRENTO. Il 6 febbraio 2004 si spegneva a Trento il maestro Andrea Mascagni, promotore di istituzioni fondamentali per la partecipazione alla cultura.

Le sue creature

Due sue creature, l'Orchestra regionale Haydn e il Festival di musica sacra, gli rendevano omaggio in Superstes erit (sopravviverà) di Armando Franceschini, suo allievo e successore al Conservatorio di Trento. Vent'anni sono trascorsi da allora, e non hanno perduto urgenza le domande su musica e società.

A Trento si deve al maestro Mascagni l'evoluzione del civico Liceo musicale in pareggiato e in Conservatorio: l'offerta didattica venne estesa anche alla cattedra di composizione, assunta dal Direttore. Racconta il maestro Armando Franceschini: «Iscritto a più di vent'anni, con alle spalle la musica leggera, alimentavo nel Maestro qualche diffidenza. Ma, superato lo scoglio, devo a quel corso molto della mia formazione professionale e umana. Era una scuola di riflessione, di educazione alla critica. Così Superstes erit l'ho notato a mano, in memoria di quegli anni: sentivo Mascagni presente, mi chiedevo se avrebbe approvato. In classe una volta gli avevo chiesto di analizzare le sue armonizzazioni per il coro della Sat, ma glissò e per signorile discrezione scelse quelle di Antonio Pedrotti, il direttore d'orchestra con cui nel 1960 aveva creato l'Orchestra regionale. L'eredità ideale del maestro Mascagni sta nel diritto ad una scuola pubblica in cui la musica sia praticata, presupposto di una società migliore. Nel nostro Paese è radicato il luogo comune che vuole la musica poco più che hobby, mentre in altri sistemi scolastici coro, banda e orchestra dentro l'offerta didattica sono la normalità. Nel tempo è stato possibile realizzare solo parte dei suoi progetti. Il nostro Liceo musicale è un risultato che va in quella direzione: molti allievi delle scuole medie annesse al Conservatorio si disperdevano nel passaggio alle superiori, ed era necessario dare la possibilità di scegliere la musica, senza trascurare il programma formativo generale».

Formatore e riformatore

Da Paolo Ghezzi, ex-presidente del Conservatorio di Trento, viene lo sguardo "laico", di osservatore sensibile al ruolo civile della personalità di Mascagni: «Ancor prima di aprire bocca o di scrivere le sue righe pensate e pensose, fin dalla sua propria figura - così autorevole, così colta, così classica - Andrea Mascagni ha incarnato l'Intellettuale prestato alla Politica, con due maiuscole. Toscano di nascita e bolzanino d'adozione, Intellettuale era nel pieno, umanistico significato della parola. Politica nel senso maiuscolo di fucina di idee democratiche. In consiglio comunale a Bolzano e poi al Senato della Repubblica, sempre con lo stesso impegno di resistente antifascista: non ideologico ma dialogico. Nato nell'anno di una storica Rivoluzione, è stato un grande, lucido riformatore. Dai cori di montagna fino ai Conservatori, al servizio del progresso civile e artistico di un popolo. E trattandosi di un popolo incorniciato da un'autonomia speciale, tutte le sue invenzioni culturali - l'Orchestra Haydn, il Festival di musica sacra, il Concorso di direzione d'orchestra A. Pedrotti ideato e sostenuto dalla figlia Lorenza- hanno sempre avuto il respiro largo di una regione spalancata sull'Europa, oltre il provincialismo e oltre ogni barriera culturale e linguistica. Così armonicamente bilanciato fra Bolzano e Trento, in tutto il suo lavoro di legislatore illuminato, di propagatore della cultura, di innovatore della didattica musicale, Andrea Mascagni è stato davvero, per il Trentino-Alto Adige/Südtirol, un Maestro del ventesimo secolo».

Già presidente del Conservatorio a propria volta, Danilo Curti ricorda così Mascagni: «La sua vita è un esempio di forti passioni, competenze, disponibilità, estrema creatività. Per gli altri. In lui convivevano i saperi del compositore, del direttore artistico, del didatta, del politico, del letterato, del critico. Un manager della cultura, protagonista essenziale nell'elaborazione del primo progetto di legge per la riforma della formazione musicale in Italia».

Curti richiama il rilievo del convegno Andrea Mascagni, Il musicista della politica nel centenario della nascita, animato nel maggio 2017 nel Conservatorio Bonporti. In quell'occasione il musicologo Franco Ballardini ne ricostruiva le tappe del pensiero. Cade nel 1976 il Documento programmatico del Centro per l'educazione musicale e per la sociologia della musica, sorto a Trento nella collaborazione tra il Liceo musicale e l'Università. Quindi, tra il 1983 e l'86, gli interventi nella Commissione Istruzione del Senato: «Un'ispirazione politica autenticamente democratica, finalizzata alla diffusione per tutti della cultura musicale e alla formazione critica del cittadino altrimenti vittima dell'industria culturale. Con la capacità di tradurre i grandi principi pedagogici e ideali in proposte politiche concrete, al tempo stesso lungimiranti e graduali». Sono di Mascagni espressioni come "la creatività è di tutti", "la creatività è la regola non l'eccezione".

La riforma dei Conservatori del 1999 interpreta ma non esaurisce il suo pensiero.

I nomi da ricordare

Compiuto l'auditorium, nel Conservatorio di Trento, l'intitolazione al Maestro ha incontrato lentezze. Ricostruiamo la fila dei nomi da ricordare: l'emiliano Vincenzo Gianferrari, interprete della cultura irredentista, a lungo dedicatario del Liceo musicale da lui fondato. Poi, nella riscoperta del barocco e dei numi tutelari, il compositore e sacerdote trentino Francesco Antonio Bonporti. Ora, se il maestro Mascagni non è trentino, ha però i maggiori meriti nell'evoluzione dell'Istituto musicale di Trento, ed è il più autorevole interprete della politica musicale nel Novecento italiano. Non si trova l'unanimità per l'intitolazione dell'auditorium? La mancanza è più grave: sarebbe atto di responsabilità dedicare ad Andrea Mascagni il Conservatorio intero, da lui voluto entro un grande disegno di riforma della cultura italiana.

La città dovrebbe andarne fiera.

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