Tradizioni / Kermesse

Domenica la Canta dei Mesi a Cembra: antica e affascinante rappresentazione popolare in costume

Quella messa in scena oggi è la versione in versi del lavisano Michele Gottardi, del 1874, con le musiche del mandolinista alense Giacomno Sartori

di Mariano Marinolli

CEMBRA. Domenica (inizio alle ore 16 in piazza) torna tra le vie del paese la pittoresca «Canta dei mesi», antica rappresentazione popolare che ha origini addirittura nel Settecento e di cui si è occupato l'antropologo Giovanni Kezich per ricostruire la storia e il suo significato nella tradizione agreste che caratterizza questa kermesse d'altri tempi. Non a caso Cembra, nel 1975, fu scelta dal compositore e scrittore canadese Murray Schafer quale scenario esemplare per una ricerca sui paesaggi sonori dell'Europa rurale e, con le sue atmosfere sospese e i suoi silenzi, sembra ancor oggi il luogo ideale per l'inscenarsi annuale della Canta dei mesi, una processione recitata e cantata dei simulacri viventi dei dodici mesi dell'anno al seguito del Re Capodanno.

«Come una perla incastonata nella tradizione popolare trentina - racconta il professor Kezich - la Canta dei mesi è una rappresentazione suggestiva e bizzarra in cui figurano, oltre ai mesi e alle stagioni, il Re Capodanno con una sua corte da Alice nel Paese delle meraviglie fatta di paggi, servi, alabardieri, e tre o quattro arlecchini dispettosi armati di vesciche di maiale gonfiate, allacciate a un lungo manico di legno ritorto, curiosa arma carnevalesca che si trova in tutta Europa, dalla Germania al Portogallo e all'Inghilterra».

La presenza degli arlecchini rivela il legame originario della Canta dei mesi con il carnevale, anche se da decenni questa viene rappresentata preferibilmente d'estate, con poco preavviso e ancor meno pubblicità. «Si tratta dell'ennesima ripresa di una tradizione che nella vita della comunità è andata apparendo e scomparendo più volte - aggiunge Kezich - il che, nella vita secolare delle mascherate, deve considerarsi un'altalena del tutto normale».

Il testo, opera del lavisano Michele Gottardi, è del 1874 e l'accompagnamento musicale si basa su dei valzerini «belle époque» del mandolinista alense Giacomo Sartori, ma i costumi sono quelli di sempre e ricalcano da vicino quelli di tutte le mascherate europee. È una testimonianza semplice e tuttavia piena di pathos di un mondo idealizzato in cui lo scorrere del tempo sa ancora trasmetterci non solo ansia e malinconia, ma anche dei valori certi e dei punti di riferimento sicuri, in cui ogni mese dell'anno contadino si presenta con il suo clima, i suoi lavori, i suoi cibi, il sentimento suo proprio.

Così, l'uomo di campagna trova in questo spartito prefisso,, un fondale rassicurante dove poter collocare il proprio essere e il proprio agire, qualcosa di buono e di eternamente accessibile, da riguardarsi con fiducia, con partecipazione e con affetto».

Quest'anno, per la Canta dei mesi esordisce un nuovo direttivo presieduto da Erano Gottardi, che sostituisce il patron storico Alfonso Lettieri. L'orchestrina è diretta dal maestro Martino Nicolodi e la processione sarà presentata al pubblico in costume tipico della val di Cembra, ispirato all'abito indossato dal famoso ed eccentrico poeta dialettale Carl von Lutterotti, che frequentò per diverso tempo le valli dell'Avisio.

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