Evento / Anteprima

Come sarà la nuova Biennale d'Arte di Venezia: si intitola «Il latte dei sogni» e per la prima volta ha una curatrice donna

Molta la carne al fuoco, nel ritorno dopo lo stop per la pandemia: si inaugura il 24 aprile e promette molte novità, a cominciare dal Padiglione Italia, tutto dedicato a un solo artista

di Gigi Zoppello

VENEZIA. Come sarà la prossima Biennale Arte di Venezia, che apre il 23 aprile prossimo, curata da Cecilia Alemani (la prima donna nella storia)? Se lo chiedono tutti, con grandi aspettative.

Sarà perché negli ultimi due anni la pandemia da Coronavirus ha colpito duramente le esposizioni. Facendo saltare una edizione (era successo solo per la Guerra Mondiale), mentre l'anno scorso la Biennale Architettura («How can we live together?», ovvero: «Come possiamo vivere insieme?») è stata pesantemente condizionata dalle restrizioni (ad esempio ai viaggi), ed ha segnato un livello inferiore alle ultime edizioni. Con allestimenti "semplificati", e ben poche idee degli espositori.

Ma l'arte è un'altra cosa. L'arte sa volare, ed anticipa le azioni. E quindi sale la febbre, poiché il titolo stesso è una promessa di poesia e febbre: «Il latte dei sogni».

Si tratterà della edizione numero 59 dell'Esposizione Internazionale d'Arte. Come sempre si articolerà tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l'Arsenale, includendo 213 artiste e artisti provenienti da 58 nazioni.Sono 26 le artiste e gli artisti italiani, 180 le prime partecipazioni nella Mostra Internazionale, 1433 le opere e gli oggetti esposti, 80 le nuove produzioni.

«La Mostra prende il titolo da un libro di favole di Leonora Carrington (1917-2011) - spiega Cecilia Alemani - in cui l'artista surrealista descrive un mondo magico nel quale la vita viene costantemente reinventata attraverso il prisma dell'immaginazione e nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sè. L'esposizione sceglie le creature fantastiche di Carrington, insieme a molte altre figure della trasformazione, come compagne di un viaggio immaginario attraverso le metamorfosi dei corpi e delle definizioni dell'umano.La Mostra - dice la curatrice - nasce dalle numerose conversazioni intercorse con molte artiste e artisti in questi ultimi mesi. Da questi dialoghi sono emerse con insistenza molte domande. Come sta cambiando la definizione di umano? Quali sono le differenze che separano il vegetale, l'animale, l'umano e il non-umano? Quali sono le nostre responsabilità nei confronti dei nostri simili, delle altre forme di vita e del pianeta che abitiamo? E come sarebbe la vita senza di noi?».

Ovvio il riferimento al Covid: «La Mostra è stata concepita e realizzata in un periodo di grande instabilità e incertezza. La sua genesi ed esecuzione hanno coinciso con l'inizio e il continuo protrarsi della pandemia di Covid-19 che ha costretto La Biennale di Venezia a posticipare questa edizione di un anno, un evento che, sin dal 1895, si era verificato soltanto durante la Prima e la Seconda guerra mondiale. Che la Mostra possa aprire è di per sé un fatto straordinario: non tanto il simbolo di una ritrovata normalità, quanto piuttosto il segno di uno sforzo collettivo che ha qualcosa di miracoloso. In questi interminabili mesi passati di fronte a uno schermo mi sono chiesta più volte quale fosse la responsabilità dell'Esposizione in questo momento storico e la risposta più semplice e sincera che mi sono riuscita a dare è che la Biennale assomiglia a tutto ciò di cui ci siamo dolorosamente privati in questi ultimi due anni: la libertà di incontrarsi con persone da tutto il mondo, la possibilità di viaggiare, la gioia di stare insieme, la pratica della differenza, della traduzione, dell'incomprensione e quella della comunione.

"Il latte dei sogni" non è una Mostra sulla pandemia ma registra inevitabilmente le convulsioni dei nostri tempi. In questi momenti, come insegna la storia della Biennale di Venezia, l'arte e gli artisti ci aiutano a immaginare nuove forme di coesistenza e nuove, infinite possibilità di trasformazione».

Nell'attesa, è stato presentato in conferenza stampa, con il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, il Padiglione Italia. «Storia della Notte e Destino delle Comete» è il titolo che l'artista Gian Maria Tosatti ha dato al progetto espositivo da lui pensato

A curare il Padiglione Italia di quest'anno è stato nominato Eugenio Viola, nato a Napoli nel 1975 e attualmente Chief Curator del museo MAMBO di Bogotà. È lui ad aver deciso di invitare Gian Maria Tosatti. È la prima volta nella storia della manifestazione d'arte più importante al mondo che il Padiglione Italia vede la presenza di un unico artista, che avrà quindi il compito di creare un grande progetto occupando tutto lo spazio disponibile.

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