Musei / La polemica

Sgarbi presenta Depero: ha fatto male a ripulirsi del fascismo, perché il fascismo «ha fatto anche cose buone». E poi critica Draghi e i green pass

La surreale presentazione della nuova mostra dedicata al futurista. Che al presidente del Mart non piace, mentre invece il colonialismo di Mussolini in Africa...

di Fabrizio Franchi

ROVERETO. È partita la mostra omaggio del Mart a Fortunato Depero, intitolata Depero New Depero a ricordare il passaggio artistico e culturale a New York, città che gli apparve la vera città futurista. La mostra resterà aperta fino al 13 febbraio 2022. Ieri il Mart ha aperto con tutti gli onori, un allestimento notevole, con soluzioni che esaltano il genio roveretano, evidenziando quadri, giocattoli, oggetti e con notevoli innovazioni di design elaborate dallo Studio Baldessari come i lucernari del museo colorati di blu. Un'esposizione sontuosa, nonostante le riserve del presidente del Mart, Vittorio Sgarbi che in una sorta di performance futurista ha spiegato pubblicamente che non ama Depero e anzi ha spiegato di aver voluto affiancare a Depero la mostra sul bresciano Romolo Romani, notevole artista dell'anima che fu uno dei primi firmatari del manifesto futurista.

Sgarbi adora i cani, non sopporta i gatti. E spiega perché

Vittorio Sgarbi e gli animali: adora i cani, non sopporta i gatti. Un momento inedito con il presidente del Mart.

Sgarbi ha voluto Romani per cercare di dimostrare che Depero non ha raggiunto le vette artistiche e pittoriche di Romani. Scelta e dichiarazione bizzarra visto che il Mart si fa vanto di essere nato grazie a Depero.

E Sgarbi come presidente forse si è fatto prendere la mano nel tentare di ridurre la portata di Depero. Non solo, per l'ennesima volta (ufficialmente la nona volta, la decima, l'undicesima?) ha criticato Gianfranco Maraniello, ex direttore del Mart. Resta il fatto che la mostra di Rovereto, alla vigilia del ventennale della nascita del Mart è notevole, grazie alla curatrice Nicoletta Boschiero, direttrice di Casa Depero, a cui peraltro Sgarbi ha dato qualche carezza ma anche qualche scorticatura.

Attraverso l'esposizione si capisce l'influenza delle ricerche di Depero negli ambiti dell'arte, della moda, del design. In mostra circa 500 lavori tra opere, disegni, mobili, oggetti, manifesti, fotografie, libri e riviste; una decina di video e film realizzati negli ultimi 20 anni; fumetti e oggetti di design, oltre ai celebri prodotti Campari.Nato in Trentino nel 1892, Depero alla sua morte, nel 1960, lasciò al Comune di Rovereto l'unico museo futurista italiano e il suo archivio personale, comprensivo di circa 3000 oggetti, tra cui buona parte della sua produzione artistica, carte, materiali e una ricca biblioteca.

Un creativo alla ricerca dell'arte totale, fermamente convinto che tra un linguaggio e l'altro non esistessero gerarchie.Nel periodo propedeutico all'apertura del polo culturale di Rovereto la figura di Depero è centrale e orienta le scelte espositive di Gabriella Belli, prima direttrice del Mart.Ieri, insieme a Depero e Romani, il Mart ha presentato anche un'altra mostra, accostando due figure davvero diverse, come Pietro Guccione e Achille Perilli, questi scomparso domenica alla vigilia dell'apertura della mostra. Significativamente la mostra si chiama «Ai confini dell'Astrazion»e. Da un lato Piero Guccione, il pittore del mare, dall'altro Achille Perilli, promotore della più pura astrazione. Al centro, il colore e la forma.

Tornando a Depero, il racconto si snoda anche su Casa Depero, dove ha messo le mani Maurizio Scudiero, scudisciato anche lui da Sgarbi che lo ha definito «Diabolik» nel trattare le questioni di Depero, inseguito da Ginko-Boschiero, ma grazie a lui i due si sarebbero riappacificati.

In mostra anche per la prima volta circa 200 volumi pubblicati dal Mart, le opere in buxus, materiale molto usato da Depero grazie alla genialità dei suoi falegnami. Dopo la morte, la sua opera ha profondamente influenzato architetti e designer come Ettore Sottsass e Alessandro Mendini.

Nonostante la freddezza di Sgarbi, l'allestimento della mostra, a cura dello studio Baldessari esalta il dialogo ideale tra Depero e il Mart mettendo in relazione l'artista con l'architettura che lo accoglie. E non a caso ieri era presente l'architetto svizzero - di Mendrisio, ché i ticinesi sono qualcosa di diverso dagli svizzeri... - Mario Botta che ha fatto sapere che è stato coinvolto da Sgarbi per un progetto sullo scultore contemporaneo Giuliano Vangi. Botta ha esaltato il ruolo del Mart, «miglior omaggio all'idea di Europa che rinasce».

Discorso che forse non è piaciuto completamente a Sgarbi che si è perso nella solita tirata anti-Draghi, più vagamente contro i vaccini (per questo ricevendo l'applauso di uno, dicasi uno tra tutti i presenti, ma che si è perso nel gelo complessivo), ammettendo però lui stesso di essere contradditorio, per chiudere spiegando al pubblico che nel Dopoguerra Depero aveva sbagliato a ripulirsi dal suo periodo fascista, anzi Sgarbi lodando il fascismo, dicendo testualmente che "ha fatto anche cose buone", citando l'Asmara, ovvero i ricordi del colonialismo italiano.

Riavvolgiamo il nastro e godiamoci il Mart fino a febbraio con delle mostre delizia per gli occhi e la mente.

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