Spettacoli / L'evento

Poplar Festival, la musica dopo la pioggia: in scena "La Rappresentante di lista"

Oggi sul Doss Trento la formazione che ha ridisegnato i confini del pop italian: intervista con Veronica Lucchesi, voce carismatica della band: "Lo spettacolo è una manifestazione delle nostre gioie e paure e anche un modo per esorcizzarle"

IL FESTIVAL Tre giorni di grande musica: il programma

di Fabio De Santi

TRENTO. Il maltempo ha rovinato la prima serata del Poplar Festival, cancellati i live di ieri, giovedì 16, e che oggi quindi vivrà la sua prima notte di musica sul Doss Trento.

Occhi puntati su La rappresentante di lista formazione che da oltre dieci anni si diverte a ridisegnare i confini del pop italiano puntando anche sull'impatto dei loro live.

On stage oggi, venerdì, dalle 18, anche Ginevra, Emma Nolde, Memento e Toolbar.

Un vero e proprio collettivo artistico La rappresentante di lista, che, dopo il palco dell'ultimo Festival di Sanremo che ritorna a Trento proprio sul palco di quel festival che li aveva già visti protagonisti nel 2019, nell'ambito del loro travolgente "My mamma tour".

A guidare il gruppo, fin dalle origini in terra siciliana, la cantante Veronica Lucchesi, che qui ci racconta l’attuale momento della band, e il polistrumentista Dario Mangiaracina.

Che effetto vi ha fatto, da band che ha le sue radici nella scena indie, approdare sul palco dell'Ariston con "Amare" dopo l'apparizione del 2020 nella serata dei duetti?

"Sanremo ci ha fatto un effetto particolare. Noi siamo abituati ai palcoscenici della musica dal vivo, dove si ha un contatto diretto con le persone e ci si conosce benissimo quasi anche con gli stessi fan.

Al di là delle questioni di sicurezza, secondo le quali nessuno poteva essere presente in sala, ti rendevi conto che all'Ariston il tuo pubblico era dall'altra parte della telecamera, era una platea televisiva e dovevi essere incisivo in pochissimi minuti e far passare i tuoi contenuti tramite l'impatto estetico delle parole scelte per quella sola canzone".

Appunto tutt’altra dimensione rispetto alla vostra.

"Sì, noi eravamo abituati a diluire i nostri contenuti in una conoscenza che è fatta di performance, di scenografia, di luci, di altre canzoni che lungo un concerto vanno a raccontare un po’ qual è la tua poetica.

È un po’ come se avessimo dovuto racchiudere in una pillola molto potente la nostra identità. A un certo punto della carriera di un artista credo sia anche qualcosa di molto interessante da fare, intendo dire sintetizzare tutto e riuscire a presentarti nella tua identità in modo molto incisivo".

Ma quanto è servito per far arrivare la vostra musica ad un pubblico diverso da quello che vi segue ormai da tempo?

"Credo sia servito molto: spesso e volentieri manca un po’ la rappresentazione di qualcosa di alternativo. Quindi se tu in una vetrina importante come quella di Sanremo ti presenti con qualcosa di alternativo e fai intuire che esiste un sottobosco, una musica diversa che si muove da altre parti, chi è incuriosito e vede rappresentate le proprie istanze e i propri temi probabilmente vede un appiglio buono e lo coglierà al volo.

Dopo Sanremo abbiamo avuto una risposta incredibile e tante altre persone si sono unite ai fan della vecchia guardia, si sono appassionate e sono andate anche a riscoprire la nostra discografia. Adesso sono sono altrettanto preparati come i vecchi fan ma con una luce nuova perchè poi scoprono quello che succede live".

Che set avete preparato per il "My mamma tour"?

"Definirei il nostro spettacolo come una manifestazione delle nostre gioie e delle nostre paure e anche un modo per esorcizzarle. Finiamo questo live e cerchiamo di scacciare via le paure, i dubbi e quello che ci rende infelici, cercando di trovare una sorta di gioia che possa accomunare noi e chi ci viene ad ascoltare in una sorta di rito collettivo".

Uno dei vostri punti di forza è la poliedricità del sound ma come definireste la vostra musica?

"Dentro di me anche quando ci sono i momenti di ballad mi sento sempre di fare punk. L'atteggiamento che metto sul palco e la mia modalità di farmi ascoltare, di dare voce a quello che non mi sta bene è punk nonostante gli strumenti non siano sempre quelli ma ci siano anche molti strumenti elettronici. Forse potremmo definire il nostro genere come elettro-punk-pop".

Oltre la dimensione reale come vi confrontate con i social e con il vostro pubblico?

"Oggi è impossibile non stare attenti ai social o non pensarli come un altro piccolo strumento a nostra disposizione, a volte anche enorme e devastante, ma noi siamo anche di un'altra generazione, non siamo arrivati alla grande su tik tok ma va benissimo così. Cerchiamo di utilizzarli come amplificatori delle nostre parole, delle informazioni che servono per venirci a incontrare oppure per raccontare qualcosa in più attraverso l’immagine. Li usiamo come se fossero una piccola telecamera nascosta che ci segue nel tour che non è mai molto facile da raccontare ma attraverso i social puoi permetterti di farlo".

Il vostro "My mamma" ha debuttato al primo posto nella classifica Fmi del buon vecchio vinile.

"Ci sono moltissime persone che comprano i vinili. Ce ne rendiamo conto anche ai concerti quando ci affacciamo nella parte del merchandising. C'è chi è appassionato anche solo dell'estetica delle copertine e le colleziona come vere e proprie opere d’arte. Altri invece li comprano per passione, perchè hanno un suono a cui sono legati. C'è poi una ritualità su questo oggetto: scartarlo, aprirlo, leggere i testi, vedere il colore del disco, scoprire se ci sono aggiunte particolari…è un momento molto magico e sono contenta che questo oggetto continui ad avere una vita".

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