Il gatto di Depero e il suo amico Nicoluzzi, il nuovo libro di Milka Gozzer

Il romanzo dell’autrice trentina è incentrato sul maestro del Futurismo, ma anche sul suo tempo e sulla storia della collaborazione con l’artigiano

di Giorgia Cardini

TRENTO. Cos'è un artista? E' un concentrato di creatività e dubbi, ascesa e caduta, luce e oblìo, genio e banalità. L'artista è un essere umano. Ed è proprio di quell'essenza che narrano i biografi, andando a scavare là dove i critici non arrivano. Ma quando tanti hanno ricominciato a occuparsi di Futurismo, dopo averlo erroneamente archiviato come un prodotto del Fascismo e della sua epoca, hanno fatto davvero fatica a raccontare le vite di quegli uomini che animarono la prima, e ancora controversa per certi aspetti, avanguardia storica del Novecento.

Di sicuro, fino al 26 novembre 2020, poco o nulla si sapeva della storia del decennale rapporto di rispetto, collaborazione e amicizia tra Fortunato Depero e l'artigiano Luigi Mario Nicoluzzi: una storia che serve per mettere in luce la sensibilità e la fragilità dell'artista che fu uno degli esponenti di punta di quella corrente e per dare la giusta gloria a un tornitore del legno che seppe trasformare molti bozzetti di Depero in fantastiche creazioni.

Se ora questo rapporto e l'incidente che lo rovinò senza possibilità di appello - pochi giorni prima della morte del Maestro - sono raccontati; se in modo riflesso ne sono stati illuminati tanti personaggi che mai, altrimenti, sarebbero diventati coprotagonisti di un romanzo; se lo squarcio nel buio è servito anche a revocare tappe storiche importantissime: ebbene, ciò lo si deve a una scrittrice e giornalista trentina, appassionata di filologia e storia, che per due anni ha raccolto la documentazione necessaria a scrivere un libro importante.

Milka Gozzer, già autrice di alcuni romanzi e racconti («Le radici del muschio», «Mel», «Racconti di viaggio, racconti di vita»), proprio il 26 novembre 2020 ha pubblicato «Il gatto di Depero» (212 pagine, in formato cartaceo e digitale su diversi siti da Amazon a Kobo, da La Feltrinelli e Mondadori Store).

La data di uscita, niente affatto casuale, ha coinciso con il sessantesimo anniversario della morte del geniale artista, che ebbe il suo apice creativo tra gli anni Quindici e Trenta del Novecento, ma anche con il nuovo stop per Covid alla vita culturale. Riaperta ora la Casa d'Arte Futurista che a Rovereto porta il nome dell'artista, appena inaugurata a Sutri la mostra «Luci e ombre. Da Mattia Preti a Fortunato Depero» (ideata da Vittorio Sgarbi), scrivere adesso di questo romanzo può rappresentare un bel pretesto per andare a caccia di «quel dannato gatto» intorno a cui si dipana il racconto. Che è un fatto vero (il bozzetto di cui parla Milka Gozzer era stato ideato per i «Balli Plastici» del 1918), ma soprattutto, a sua volta, un pretesto narrativo brillante per restituire la vita a personaggi davvero esistiti, rendendoceli in modo vividissimo, tanto che pare di vederli mentre si parlano, e che pare di sentirlo, il fervore di quella città e di quel contesto storico, artistico e sociale.

Oltre a ridare vita a Fortunato e a Mario, che ci racconta tutta la vicenda (ma anche ad Anna, Lucia, Italo, Marcello, Rosetta...), Milka Gozzer rianima infatti i vicoli e le vie del centro storico di Rovereto ricordandoci l'epopea di migliaia di trentini sfollati durante la Prima Guerra Mondiale in Austria e qui internati, la laboriosa vitalità di una città da ricostruire, la povertà di molti dei suoi abitanti, i drammi di chi arrivava dalle valli per trovare un lavoro e finiva sulla strada o nelle case di appuntamenti.In questa cornice, e attraverso dialoghi basati anche su frasi realmente lasciateci dall'artista, il lettore si fa partecipe non solo delle esistenze stentate di gente comune, ma anche dell'ascesa e discesa, dei successi e dei fallimenti, di un grande come Depero, che finì la sua vita quasi in miseria, accudito dalla moglie che condivise con lui tutto, ma veramente tutto. In fondo al libro si giunge così non paghi, perché alla fine si vorrebbe sapere di più, dell'artigiano Luigi Mario Nicoluzzi e del genio futurista Fortunato Depero, del loro rapporto, delle loro esistenze. E si auspicherebbe un seguito, di questa storia che incuriosisce, avvince, commuove.

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