«Grandezza e fragilità dell’umano» Don Marcello Farina festeggia gli 80 anni con un nuovo libro

di Alberto Ianes

Don Marcello Farina domani, domenica, compie 80 anni.

Ci sarà una grande festa della sua comunità giudicariese nel suo paese, Balbido a Bleggio Superiore.

L’appuntamento è alle 10.30 con la messa nella chiesa del paese. Poi alle 12.30 il pranzo a cura degli alpini del Bleggio e del gruppo giovanile di Balbido e alle 14.30 sarà presentato il suo libro «Grandezza e fragilità dell’umano». Per prenotazioni: info@fondazionedonguetti.org oppure 0465-779586.


Non è facile presentare Grandezza e fragilità dell'umano, l'ultimo libro di don Marcello Farina . E non è facile per la profondità di pensiero e di contenuti e per la importante ricorrenza che ne accompagna l'uscita: domani, 11 ottobre 2020, don Marcello compie 80 anni.
Per questo, non è facile: si teme di non rendere giustizia al volume e al momento di festa, di non trovare le parole giuste. Lui che di parole giuste (e pensanti e amiche) ne ha donate; ce ne ha donate: da sacerdote e insegnante, in chiesa e nelle aule scolastiche (dalle elementari all'università), in occasione di conferenze e conversazioni private, a tavola, nei momenti felici e in quelli tristi, al nostro matrimonio o al funerale di un amico, magari non credente, perché così ha desiderato lui in punto di morte o hanno chiesto i suoi famigliari, per trovare dialogo e conforto in parole "umane" che non chiudono la porta.

Perciò senti l'importanza del momento e non sai come cominciare. Allora prendi in mano, ancora in bozze, quest'antologia di scritti scelti di don Marcello, un dono che hanno voluto fargli (e farci) la piccola ma tenace Fondazione don Guetti e le edizioni del settimanale diocesano Vita Trentina (che fu di Giulio Delugan e di Vittorio Cristelli). Inizi a leggere, capitolo dopo capitolo, e ti accorgi che c'è dentro molto don Marcello, c'è dentro tutto don Farina.

Vi sono i punti fermi di una vita, i pensatori e i testimoni a lui cari. Trovi i Lévinas, i Bonhoeffer, i Maria Turoldo ma anche Nietzsche, e poi la Arendt, Simone Weil e Maria Zambrano. Certo, in questo giro manca all'appello don Lorenzo Milani, un altro suo riferimento, ma sono citati don Primo Mazzolari e don Lorenzo Guetti. Si trovano poi la semplicità di Francesco d'Assisi, di papa Roncalli, e di figure come Etty Hillesum, giovane ebrea morta nel campo di concentramento di Auschwitz. E poi riporta passaggi di Papa Francesco, che si vede, gli piace. Sono tutte voci che risultano familiari per chi segue, o frequenta don Marcello. Sono voci che egli fa dialogare, ancora una volta, per porgere chiavi di lettura, offrire stimoli, spunti da approfondire, che magari lasciano inquieti ma sono necessari, perché fanno crescere. Pensieri e parole, dunque, che don Marcello da sacerdote e da uomo di fede accosta alla Parola dei vangeli e delle sacre scritture, per confrontarsi con credenti e non credenti, con i cercatori di Dio, com'è nel suo stile, senza pregiudizi e infingimenti.

I temi che egli affronta sono quelli che contano, riflessioni sull'umano e sull'esperienza umana, su quel grande mistero che è la "vita".
Scorrendo velocemente il volume troviamo in rassegna questioni di immediata attualità, i temi del nostro tempo. "La crisi" come momento di "prova", ma anche come occasione da non sprecare, come fattore di crescita e di speranza. Vi è la "giustizia", parola forse più pregnante di altre, pure importanti, come uguaglianza, equità e solidarietà, che presuppone l'indignazione prima di essere ricercata e praticata. Don Marcello si accosta poi al concetto di "responsabilità", nelle diverse declinazioni e sfumature di significati che questo termine assume, ma sicuramente da interpretare come "struttura dell'impegno reciproco". E ancora riflessioni sul "corpo", il corpo finalmente liberato da una certa etica colpevolizzante, ma un corpo che rischia al tempo stesso di tornare prigioniero di fronte a chi, anziché viverlo, lo banalizza a fatto estetico, a idolo, a fisico prestante. Ma il corpo anche come libro del tempo, come corpo ferito, malato, che esprime l'unicità della persona.

Di nuovo il tema "terra", affrontato con la testimonianza forse più nota e più bella, quella di Francesco d'Assisi, accostata a un mosaico di citazioni capaci di ragguagliarci sull'itinerario da seguire. Per far ridiventare la terra "madre", oggi sconquassata com'è da mille tormenti. Pagine importanti le dedica al Dio misericordioso, a partire da una domanda ricorrente, e che inquieta: ma «dov'era Dio quando tutte queste cose (le ingiustizie, le catastrofi) accadevano?»

Vi sono parole chiave che impreziosiscono il volume: la "semplicità" che non va confusa con semplicismo. Altre meno consuete, dedicate "alle mani". C'è poi spazio per i giovani, i giovani incontrati, conosciuti, accompagnati da don Marcello. Una sensibilità particolare egli dimostra per "economia, reciprocità e cooperazione". Un'economia che va rifondata su basi nuove, su basi etiche, capaci di recuperare concetti antichi come bene comune, reciprocità, solidarietà e forse quello più congeniale di fraternità.
«Mercato e solidarietà che potranno andare d'accordo – ammonisce don Farina – solo se anche l'"altro" che abita la società civile potrà trovare cittadinanza dentro il sistema di produzione e di distribuzione di beni».
Parole di verità infine per la "sua" Chiesa-istituzione, che talvolta lo ha fatto penare, spigolature pacate, quasi sussurrate, e per questo molto fariniane: «La stoffa della Chiesa è più logora di quanto possiamo immaginare», dice. Vi è bisogno di una «vera e propria manutenzione radicale», incalza. Si tratta di un'iniezione di realismo, precisa più avanti, che però "non deve spaventarci, non ci deve far vedere tutto nero o trascurare la virtù cristiana della speranza".

Sono argomentazioni non nuove per chi è stato testimone delle sue celebrazioni affollate in Duomo e più avanti nella Chiesa di Canova (sotto lo sguardo benevolo del parroco di allora, don Franco Pedrini, un amico). Erano gli anni Novanta e primi Duemila, non c'erano gli smartphone, Canova faceva parrocchia e le casse rurali erano oltre sessanta. Oggi, in un tempo diverso ma comunque nostro, le riflessioni che contano sembrano essere le stesse. La grandezza e la fragilità dell'uomo, per tornare al bel titolo e al primo capitolo del libro. E alla sua dimensione comunitaria, all'esistenza che assume significato se – e solo se – è «con gli altri, grazie agli altri e per gli altri». È un filo conduttore che attraversa la trama dell'intero lavoro di Farina, la cifra dominante che caratterizza il suo pensiero e il suo modo di essere.
Auguri di cuore don Marcello, alla prossima sfida: magari un commento appassionato e appassionante a Fratelli tutti, l'ultima enciclica di papa Francesco.

Alberto Ianes è storico dell'economia e dell'impresa alla fondazione Museo storico del Trentino, membro del comitato scientifico della Fondazione don Guetti


 

 

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