David di Donatello: c'è anche Tamburini truccatore trentino

C’è anche un pezzo di Trentino nella kermesse dei David di Donatello, gli «Oscar» italiani del cinema consegnati mercoledì sera a Roma: grazie a Lorenzo Tamburini una delle ambite statuette che coronano una intera carriera finiscono in provincia, ad Arco, paese d’origine di Tamburini.

Non è la prima volta che il David arriva da noi, ma la volta precedente risale a nove anni fa e il premio lo ricevette come miglior fonico di presa diretta Carlo Missidenti, che in realtà è un trentino d’adozione, nato 41 anni fa nella bresciana Montichiari. Lo vinse per il suono de «L’uomo che verrà».

Ora tocca a Tamburini, seppure in coabitazione con la collega toscana Dalia Colli. Ha realizzato il miglior trucco per «Dogman», un film che ha fatto incetta di premi, ad eccezione degli Oscar, dove era stato chiamato a rappresentare l’Italia, ma senza ottenere alcun riconoscimento. Il film di Garrone si ispira al delitto del Canaro, il piccolo boss e pugile Giancarlo Ricci, avvenuto nel 1988 a Roma per mano di Pietro De Negri, detto appunto «il canaro» perché si occupava della toilette dei cani e nel film è interpretato da Marcello Fonte, anche se Garrone continua a sostenere che il film non è la storia di quell’omicidio.

«Non me l’aspettavo, come avevo detto solo poche ore prima della cerimonia. E anche per questo, probabilmente, è stato il premio che mi ha emozionato di più». Lorenzo Tamburini, il giorno dopo, è ancora incredulo. Il David di Donatello che gli è stato assegnato dall’Accademia del Cinema Italiano, unitamente alla collega Dalia Colli, è giunto a coronamento di una stagione straordinaria per il truccatore arcense.

Tamburini pochi mesi fa a Siviglia aveva vinto l’European Film Awards, una specie di Oscar europeo, mentre in patria i colleghi l’avevano premiato con «La chioma di Berenice», un riconoscimento meno chiacchierato ma molto ambito perché attribuito dagli addetti ai lavori.

«Sì, sì, hai ragione - continua Tamburini - è stato veramente un periodo incredibile, però il David non lo dimenticherò mai. Non che voglia sminuire gli altri premi, anzi. Solo che a Siviglia ero stato preavvertito, cosa che mi ha consentito di smaltire l’emozione prima disalire sul palco, vestito come non lo ero nemmeno quando ho sposato Arianna, sotto i riflettori e davanti alle telecamere dove non sono proprio a mio agio. L’altra sera io e Dalia eravamo in sala ignari, sapendo solo che eravamo in nomination con altri quattro grandi professionisti italiani, e, quando hanno fatto il nostro nome, è stata come un’esplosione improvvisa, proprio perché non me lo aspettavo e non solo perché sono il solito pessimista. Sì, è stata una stagione straordinaria, che non si ripeterà più».

Ma il David di Donatello si può rivincere, come tanti protagonisti della cerimonia dell’altra sera che ne avevano già conquistati setto o otto: ma ora Tamburini hai altro a cui pensare, visto che è di nuovo sul set con «Pinocchio», sempre per la regia di Matteo Garrone, il regista di «Dogman» che ha conquistato, compresa la sua, ben nove statuette.
«No. Dopo Dogman, La Befana vien di notte, Il primo re, Il traditore e Volevo nascondermi, tutti film recenti dove sono stato chiamato a lavorare, volevo staccare e stare un po’ in famiglia. Così, per Pinocchio, ho raggiunto un accordo con il laboratorio inglese che si occupa del trucco, una realtà che conosco e con la quale ho già collaborato, di intervenire solo per dare una mano quando ci saranno le giornate clou. Speriamo sia il più tardi possibile perché ho proprio bisogno di un periodo di vita normale».

Quello del truccatore, infatti, è un lavoro che prevede la presenza sul set anche per 15 ore al giorno. Specialista in trucco prostetico, allievo e seguace del mitico Dick Smith, Lorenzo Tamburini ha avuto uno dei primi impatti con questà realtà con «World War Z» con Brad Pitt quando era in piedi prima dell’alba per accentuare il decadimento fisico degli zombie che dovevano entrare in scena.

Ma la sua abilità nel realizzare protesi per ottenere effetti cosmetici avanzati, Tamburini l’aveva mostrata dotando «Elio e le storie tese» dei famosi testoni che fecero tanto scalpore al Festival di Sanremo del 2013. Allora il truccatore arcense aveva 35 anni, già una buona esperienza alle spalle, dopo la scuola con Donatella Munfani che l’ha lanciato, e una luminosa carriera davanti.

 

comments powered by Disqus