Un pezzo di Harlem a Trento

di Fabio De Santi

Hanno cantato per Nelson Mandela , per i due presidenti degli Stati Uniti Carter e Obama ma anche per Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI senza dimenticare le collaborazioni con i big del rock e del pop internazionale quali Bono degli U2, Keith Richards dei Rolling Stones, Diana Ross, Ben Harper e Pharrell Williams. 
Queste le credenziali degli Harlem Gospel Choir , considerati fra i più famosi dei cori gospel del mondo con oltre venticinque anni di musica dietro le spalle e che sono attesi in concerto martedì sera all'Auditorium S. Chiara (ore 21; biglietti ancora disponibili) . Di questo evento abbiamo parlato con Anna Bailey la direttrice della corale che raccogli alcune delle voci migliori delle chiese nere di New York.
Miss Bailey, qual è per voi il significato della parola «gospel» in questo terzo millennio?
«Gospel» anche oggi significa buona notizia e, pertanto, la musica gospel ha lo stesso significato, quello che ha sempre avuto e si lega alla buona novella di Gesù Cristo. Non tutti i canti gospel fanno riferimento a Gesù, ma tutti i canti gospel contengono un messaggio positivo e hanno la capacità di portare speranza e gioia in chi li ascolta. Tutti ne avrebbero bisogno, ogni giorno ed a qualsiasi età.
In quale modo gli Harlem Gospel Choir eseguono allora la tradizione del gospel?
La nostra è la musica gospel come essa è eseguita oggi nelle chiese nere di Harlem e l'area di New York. Tutti i cantanti dell' Harlem Gospel Choir cantano in chiesa la domenica e questa è l'esperienza che speriamo di condividere anche con il pubblico di Trento. 
In questa musica c'è sofferenza certo ma anche speranza e gioia: come interpretate questi elementi?
Harlem Choir esegue gospel contemporaneo, una musica felice e gioiosa, lontana quindi da ogni sofferenza. Dal momento che i cantanti sono cristiani praticanti questo spirito non è difficile da trasmettere su un palco. Di solito il pubblico viene coinvolto nel profondo dalla musica e la sua energia positiva aggiunge potere allo spettacolo.
Qual è l'aspetto che ha reso gli Harlem Gospel Choir una formazione così apprezzata in tutto il mondo? Qual è il vostro punto di forza?
L'Harlem Gospel Choir è composto da cantanti di grande talento che credono in quello che cantano. Il loro canto è tecnicamente eccellente, ma oltre a questo c'è la forza della loro fede nei testi delle canzoni. Quindi questa combinazione di talento e di fede è ciò che contribuisce al nostro successo.
Negli anni avete cantato per Nelson Mandela, per due presidenti degli Stati Uniti quali Carter e Obama ma anche per i pontefici Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI: quali sono stati per voi i momenti più emozionanti?
Difficile sceglierne uno perché tutti questi momenti sono stati felici per noi. Sia cantare davanti ad un Papa sia ad un presidente si trattava comunque di persone che avevano dato o stavano per dare un contributo enorme per l'umanità e per noi era un onore e lo sarà in futuro esibirci davanti a loro.
A questo proposito come vedete l'elezione di Donald Trump?
Il coro non prende mai una posizione politica e anche in questo caso possiamo solo sperare sempre nel miglior risultato che arriva da ogni elezione degli Stati Uniti. Anche nel caso di Donal Trump non facciamo eccezioni e quindi ci auriamo che possa governare al meglio la nostra nazione.
Quali sono i progetti per il vostro 2017?
Stiamo già programmando nuovi concerti, riprendendo il nostro omaggio a Prince e guardando anche alle canzoni di Whitney Houston e Beyonce. Ci auguriamo anche di aggiungere un paio di brani di Adele al nostro programma nel 2017.

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