Stasera il mito Jethro Tull al Climbing Stadium di Arco

di Fabio De Santi

«Ho una grande scelta sui brani da eseguire in concerto e posso contare su elenchi differenti, ognuno fatto di centinaia di pezzi. Di solito, per uno show come questo, un «The best of», appunto, scelgo da una elenco di circa 60 canzoni e quasi in ogni show cambiamo qualche pezzo a seconda dell’ispirazione del momento. Ci saranno dei pezzi che non abbiamo mai fatto prima e alcune canzoni che non sono state eseguite dal vivo prima, ma la maggior parte dei brani sarà familiare per il pubblico. Alla fine è l’equilibrio giusto da raggiungere quando porti sul palco questo tipo di spettacolo: eseguire i pezzi più famosi con qualche pezzo meno conosciuto ma che è comunque parte della nostra storia. Va tutto mischiato e dosato, si deve tener conto anche del fatto che il pubblico si aspetta di sentire alcune cose e se non le fai potrei deluderli».

Sono queste le parole usate da Ian Anderson, una delle leggende del rock inglese, per raccontare ai nostri lettori le forme del concerto che lo vedrà stasera al Climbing Stadium di Arco.

Il musicista scozzese, pioniere del rock progressive e leader indiscusso della storica band Jethro Tull torna in Italia, sulle note dei brani leggendari della band con il suo intramontabile «The Best of Jethro Tull».

Un evento organizzato da Sideout e Fiabamusic in collaborazione con il comune di Arco che puntano su quel Ian Anderson, l’ uomo che ha reso popolare il flauto nel mondo e che conta all’attivo più di 65 milioni di dischi venduti e più di 3.000 concerti in 40 Paesi. Un artista che prosegue la sua lunga stagione creativa ed è capace di attrarre le platee di tutto il mondo accompagnandole sui sentieri del suo lungo passato e del repertorio storico della band.
Sul palco Anderson sarà affiancato dai musicisti che lo accompagnano da diverso tempo: John O’Hara alle tastiere, David Goodier al basso, Florian Opahle alla chitarra, Scott Hammond alla batteria. Per gli appassionati del rock progressive un’opportunità imperdibile: quella di ascoltare di nuovo dal vivo tutti brani leggendari come Aqualung, Thick as abrick, Locomotive Breath solo per citarne alcuni.

L’ultimo disco solista di Anderson è Homo Erraticus, un concept album, pubblicato nel 2014 e proprio sui contorni di questo lavoro ci ha raccontato: «Non è difficile da trovare l’ispirazione in sé per un nuovo disco, piuttosto è molto più difficile trovare il tempo: Lavorare ad un nuovo progetto non prende molto in termini di scrittura dei testi e delle musiche, diciamo sei settimane o un mese, ma poi il tempo ci vuole maggiormente per le fasi di registrazione, la produzione, l’artwork. C’è molto lavoro attorno ad un album, anche per quanto riguarda l’organizzazione e la scrittura dello show e anche molto lavoro di pre-produzione come la preparazione di video come lo è stato per i live che abbiamo portato in scena negli ultimi anni, una opera rock che ha comportato tantissimo sforzo, ci sono voluti mesi e mesi di lavoro per mettere insieme i materiali, le registrazioni, trovare le special guest. Quindi, come dicevo, non diventa tanto un problema di trovare l’ispirazione ma di trovare il tempo per fare tutto quello che comporta la realizzazione di un progetto. Per dirla con un detto «ci vuole più tempo per cucinarla una pietanza che per mangiarla».

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