Maresco: da incoscienti essere ottimisti in Italia

È da incoscienti «essere ottimisti in Italia, perché è un Paese che non vuole uscire dalla palude. Solo una piccola parte lavora per il futuro, resiste. Ma per quanto?».

Se lo chiede Franco Maresco, autore creativo e provocatorio da «Cinico Tv» (con Daniele Ciprì) a «Belluscone. Una storia italiana», presentato nel 2014 alla Mostra del Cinema.

Anche quest’anno ha un’opera qui alla Mostra del cinema di Venezia, fuori concorso, il documentario «Gli uomini di questa città io non li conosco. Vita e teatro di Franco Scaldati», sul grande poeta, autore teatrale, attore e regista siciliano morto a 70 anni nel 2013.

Il cineasta, come l’anno scorso, non è venuto a Venezia: «I Festival sono stressanti, non si adattano al mio carattere. Per molti passare sul tappeto rosso è un sogno, per me è angosciante, mi fa sentire ridicolo. L’ho fatto nel 2003 Per Il ritorno di Cagliostro e una volta nella vita basta» dice con autoironia al telefono.

Riguardo il documentario, racconta: «Ho conosciuto Scaldati 30 anni fa, per me è stato un amico e anche una grande fonte d’ispirazione, se non l’avessi conosciuto forse non sarei mai diventato regista. Ha sempre raccontato personaggi ai margini con una grande umanità, il dialetto siciliano con lui acquistava un una potenza musicale straordinaria».

Per i giovani oggi «può essere un grande esempio di artista estremo, puro radicale, che non scende a compromessi».
Pur essendo considerato da molti uno dei più grandi autori teatrali italiani contemporanei «è molto difficile che i suoi testi vengano rappresentati, si ha paura di non fare cassa».

In Italia «prevale il modello culturale alla Che tempo che fa di Fazio, curato, ma piacione, edulcorato». Per il regista, che ricorderà Scaldati anche in una serata al teatro Biondo di Palermo, il 24 febbraio, «Franco è una delle tante vittime della smemoratezza colpevole e indecente dell’Italia».

Maresco ha fatto, con la cosceneggiatrice Claudia Uzzo una certosina ricerca di materiali, dalle foto e i video dei suoi spettacoli (fra gli altri, «Il pozzo dei pazzi» e  «Totò e Vicè»), alle testimonianze dei registi che l’hanno diretto al cinema, come Giuseppe Tornatore in «L’uomo delle stelle» e di artisti che lo ammirano come Emma Dante. Alla produzione di Ila Palma e Dream film «ha collaborato Rai Cinema che in questo caso ha ha svolto il suo ruolo di servizio pubblico». Che ne pensa invece della polemica sulla Rai legata a Porta a porta?  «Gli stessi intellettuali e politici che criticano Vespa, poi ci tornano, continuando così a legittimarlo. Per coerenza bisognerebbe dire ‘no graziè ai suoi inviti».

Maresco ora vorrebbe tornare a una storia di fiction. «È liberamente ispirata a un fatto reale, quella del figlio di un boss, implicato per errore anche nel maxiprocesso,  che voleva fare il regista. Ma mi prenderò molte licenze poetiche».

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