Trento / La sentenza

Botte e violenza sessuale, marito condannato a cinque anni e a risarcire la donna

Condanna confermata in secondo grado per un uomo, accusato di avere ripetutamente maltrattato la vittima, sia fisicamente sia psicologicamente, anche davanti agli occhi dei figli

TRENTO. Gli schiaffi, le percosse, e poi gli insulti, un atteggiamento prevaricatore che lo portava a trattare la moglie cose se fosse la sua sguattera. E poi, una sera del 2018, la violenza sessuale. È stato in quel momento che la donna ha detto basta.

È uscita di casa, ha raggiunto la caserma dei carabinieri e ha presentato la denuncia contro il marito. Per lui è scattato immediatamente il divieto di avvicinamento e ora la condanna a 5 anni di reclusione e al pagamento di un risarcimento - provvisionale - da 50mila euro per maltrattamenti e violenza sessuale. Pena che è stata confermata anche in secondo grado.

Ma forse la vicende finirà davanti ai giudici della Cassazione. I legali dell'uomo, infatti, attenderanno di leggere le motivazioni per poi valutare se ricorrere ai giudici romani o meno. E la motivazione riguarderebbe i diritti alla difesa dell'imputato.

Tornando alla causa, la denuncia è stata presentata dalla donna (quarantenne come il marito destinato a diventare ex) dopo un anno difficile in famiglia. In base al suo racconto, ci sarebbero stati diversi episodi nei quali il marito l'avrebbe maltrattata. Sia fisicamente che psicologicamente. Mortificandola, trattandola come se fosse alle sue dipendenze, una sguattera. E poi gli insulti, gli epiteti per nulla amorosi con la quale l'etichettava.

Tutti episodi che sono stati raccontati dalla donna ai carabinieri e che sarebbero avvenuti non davanti agli occhi dei figli con i quali marito e moglie condividevano la casa in un comune della valle dell'Adige. Un rapporto che appare, ora, disfunzionale quello fra i due e che sarebbe terminato dopo la violenza sessuale. Erano a letto, lui voleva fare sesso, lei no. Ma lui si sarebbe preso quello che voleva, ignorando la donna con la quale, qualche anno prima, aveva deciso di condividere la vita e quindi di formare una famiglia.

Un'aggressione fisica che ha portato al donna a dire basta. A denunciare non solo l'ultimo gravissimo episodio, ma anche quello che aveva subito nei mesi precedenti. Un'accusa che è diventata un capo d'imputazione e quindi una condanna. Ora confermata anche in appello.

Sono 89 al giorno le donne vittime di reati di genere in Italia, e nel 62% dei casi si tratta di maltrattamenti in famiglia. Il numero più alto di ammonimenti per atti persecutori nei confronti delle donne si registra al sud, quello degli ammonimenti per violenza domestica, invece, nelle regioni del nord Italia. Aumenta di poco il numero delle recidive nei casi di violenza domestica: i soggetti denunciati successivamente all'irrogazione dell'ammonimento passano dal 7%al 9%; diminuiscono sensibilmente invece le recidive per atti persecutori: dall'11% al 6%. Nel 49% dei casi i soggetti ammoniti, sia per stalking che per violenza domestica, vivono o hanno vissuto con la vittima.

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