Salute / Ospedali

Primario di ginecologia a Cles, il vincitore rinuncia, Luca Zeni attacca la giunta e l’Azienda Sanitaria: «I bandi bisogna farli bene, altrimenti...»

Nel nosocomio anaune problemi anche per Medicina, e così a Cavalese per ginecologia del Punto Nascite, con altre due nomine tenute bloccate per paura di ricorsi. Il duro commento dell’ex assessore alla sanità

TRENTO. La mette giù dura Luca Zeni, ex assessore alla sanità, nel suo attacco a Stefania Segnana: la politica della giunta provinciale per far fronte alla carenza drammatica di medici è quella di “fare bandi a nastro”. Ma poi i bandi come vanno a finire? Come quello per il posto da primario a ginecologia d Cles. Dove il vincitore non arriverà.

Il primo settembre, il dottor Antonio Quartuccio da Reggio Calabria avrebbe dovuto stabilizzarsi in Trentino per guidare il reparto, dopo le dimissioni del primario Roberto Luzietti. Ma giovedì non si presenterà a Cles.

Per Luca Zeni, ennesima dimostrazione di inefficienza: «Non basta fare i bandi e i concorsi, bisogna farli bene» dice il consigliere PD. Perché oltre al problema di Cles, ci sono altri due bandi bloccati da ricorsi di candidati: il primariato di medicina di Cles e quello di ginecologia di Cavalese «con dei ricorsi che evidentemente preoccupano l’azienda sanitaria, se la stessa sta tenendo bloccate le nomine o se addirittura la stessa intendesse rifare il bando, con ciò ammettendo di non aver saputo gestire al meglio quei concorsi», scrive il consigliere Pd.

Da Zeni l’affondo a Segnana: «La bravura dei vertici aziendali dovrebbe consistere anche nel conoscere quali siano i migliori professionisti del settore e le diverse “scuole”, e aver costruito una rete di relazioni tali da poter segnalare il concorso bandito e da favorire una partecipazione qualificata. Purtroppo negli ultimi due anni molti di questi bandi sono parsi piuttosto improvvisati, quasi mai hanno evidenziato la volontà di creare una sinergia con la nascente scuola di medicina, quasi che si dovesse adempiere ad un obbligo formale e “chi arriva, arriva”». O magari, come il medico calabrese, non arriva più.

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