Norme / Il caso

Sale gioco da chiudere, la rabbia dei gestori: «La Lega ci aveva promesso altro tempo, e invece...»

Dino Rebek, ha 8 sale in Trentino, e 20 dipendenti: «Ora 6 di queste 8 le dovrò chiudere». E attacca: «Chi governa in Trentino non ha idea, la sera porta a spasso il cane, non sanno quanto gioco illegale c’è»

NUMERI Dall'1 agosto chiuderanno 37 sale su 70 in Trentino

TRENTO. «La Lega mi aveva dato rassicurazioni, e invece non c'è stata nessuna proroga. Questo significa che di 8 sale giochi che ho, ne chiuderò 6. E tutto per una scelta moralista di chi non sa nulla di gioco d'azzardo, né della città. Non sa quanto gioco illegale c'è. È grave quel che è successo. Certamente chiederemo i danni alla Provincia: ci sono i leasing ancora da pagare». Dino Rebek, imprenditore del divertimento, all'indomani del voto in consiglio provinciale è arrabbiato.

Di più, si sente tradito, perché «l'assessore alle attività economiche Failoni mi aveva rassicurato personalmente che sarebbe passato l'emendamento».

Il tema è la norma relativa alle sale giochi. Ormai è nota la questione: il 12 agosto era previsto, dopo 7 anni di proroghe, l'entrata in vigore del divieto di attività per le sale giochi nel raggio di 300 metri dai luoghi sensibili, cioè scuole, asili, ospedali, in sintesi quel che potrebbe aggregare minori o anziani, ritenuti soggetti fragili. Per evitarlo, in attesa di una normativa nazionale che, è previsto, supererebbe questi paletti, erano stati presentati due emendamenti, uno da parte del consigliere di Forza Italia Giorgio Leonardi, l'altro dal collega di Fratelli d'Italia Claudio Cia, che prevedevano una proroga all'entrata in vigore.

Com'è andata noto: l'unico emendamento rimasto in piedi non è passato, bocciato dalla contrarietà non solo di tutte le opposizioni, ma anche della giunta provinciale, nella quale ad insistere per prima sulla necessità di vincoli stringenti era stata l'assessora alla salute Stefania Segnana.

Ora, a voto ormai bello che andato, Rebek si lascia andare ad una serie di riflessioni. Che partono da un dato: «Questa è solo una scelta ideologica, che distrugge le nostre aziende ma non risolve i problemi».Parte dai numeri. I suoi e quelli del fisco: «Io ho 8 sale giochi in tutto il Trentino, quattro le gestisco direttamente, 4 le ho affittate, nel 2015 le avevo già acquistate, attraverso un leasing che, ovviamente, non è ancora finito. Ho in tutto 20 dipendenti. Ora io, di queste 8, ne dovrò chiudere 6. Perché i 300 metri in linea d'aria significano anche un chilometro e mezzo di strada. Non c'è praticamente alcun luogo all'interno della città, dove possa sorgere una sala giochi».

E questo spiega il perché, in questi anni non ha traslocato l'attività: «Intanto basta parlare di 7 anni, abbiamo avuto un anno e 2 mesi di chiusura a causa della pandemia, noi siamo stati i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire. Ma comunque il punto è che fuori dalle città non funzionano. E con queste regole non c'è praticamente nemmeno un posto che vada bene. Se ne sono accorti in Lazio, dove hanno votato una legge per eliminare questi divieti per le sale giochi esistenti. Eppure là c'è una maggioranza di centrosinistra. Qui invece niente. Nonostante la Lega lo avesse garantito. E adesso mancherà loro anche il gettito fiscale: adesso è di 50 milioni, diventerà di 15. Mancheranno 35 milioni di euro».

Quel che più gli sta a cuore è però un altro concetto: non è chiudendo le sale giochi che si risolve - osserva - il problema della ludopatia: «Anzi, ci chiudono, e vedrete che peggiorerà. Perché un conto è che il gioco sia legale, trasparente e controllato, com'è adesso. Noi controlliamo chi entra, e non possono entrare i minorenni, per giocare serve la tessera sanitaria, ogni mese vengono i vigili per i controlli di routine. Ma se non c'è questo gioco, ce ne sarà un altro. Però illegale, non controllato, i problemi aumenteranno».

I numeri dicono che durante il lockdown la gente giocava meno: nel 2020 è stato speso nelle macchinette meno della metà del denaro speso nel 2019. Ma Rebek spiega: «Certo, il denaro che risulta speso nel gioco è meno della metà, perché l'altro è stato speso in modo illegale. Ma scusate, è come con la prostituzione. Allora, siccome non fattura e non risulta all'agenzia delle entrate, la prostituzione non esiste? Si è semplicemente presa una decisione ideologica, moralista. Non mi stupisco del centrosinistra: su di loro non dico niente, sono coerenti, hanno sempre fatto una battaglia contro di noi. Ma la Lega? La Lega no. Anche Salvini parla in modo molto diverso. Io li avevo votati perché non erano ideologici, erano pratici: davanti ad un problema, si cerca una soluzione. È gravissimo quel che è accaduto. Ha colpito noi e i nostri dipendenti, che sono la nostra famiglia. Ora chiederemo i danni».

Infine, l'invettiva finale: «Chi amministra il Trentino? Gente che va in ufficio tutti i giorni, la sera porta a spasso il cane. E non sanno nulla della città, non sanno quanta prostituzione c'è. Non sanno quanto gioco illegale c'è. Basta una partita di calcetto per trovare gioco d'azzardo illegale».

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