Cooperazione / Il caso

Sait licenzia 75 dipendenti del magazzino: o passano a Movitrento, o a casa, i sindacati insorgono, il consorzio: "è una soluzione, non un ricatto"

Arrivate le lettere del presidente Dalpalù, i lavoratori ad un bivio: ma accettare peggiorerà le loro condizioni contrattuali e non garantirà l’occupazione. Per il Sait invece "una soluzione ai problemi, oppure non si sta sul mercato"

TRENTO. Dopo il via libera dell'assemblea dei soci i vertici di Sait sono passati all'azione. Ieri da via Innsbruck sono partite le lettere che annunciano l'avvio della procedura di licenziamento per i 75 addetti al magazzino. Nella lettera firmata dal presidente Renato Dalpalù viene indicata come unica soluzione alternativa l'accettazione del loro passaggio alla cooperativa Movitrento entro il 30 giugno. Altrimenti i 75 lavoratori andranno in Naspi.

Di «un vero e proprio ricatto» parlano ora i sindacati. «Con questa comunicazione cade la maschera di falso buonismo del presidente Dalpalù e Sait si conferma una realtà che è interessata solo a tagliare il costo del lavoro, senza alcun interesse per i propri dipendenti. Questa non è la cooperazione, è il suo volto peggiore», commentano a caldo i segretari provinciali di Filcams, Fisascat e Uiltucs, Paola Bassetti, Lamberto Avanzo e Walter Largher senza nascondere il loro sconcerto.

Di fatto i lavoratori adesso sono ad un bivio. Se accettano di firmare la proposta Sait, cioè la cessione del loro contratto a Movitrento, sottoscrivono il peggioramento delle loro condizioni di lavoro e hanno la certezza che sul loro futuro non ci sarà più una garanzia di continuità occupazionale, dicono i sindacati.

Nel passaggio a Movitrento, infatti, non c'è nessuna tutela. Aspetti, questi ultimi due, che invece il Sait rigetta al mittente.Rispetto alla prima proposta iniziale, ora Sait ha aggiunto al "pacchetto incentivi" per il trasferimento del contratto il pagamento in via anticipata di due anni della parte fissa del contratto integrativo. Ma solo per chi aderirà alla proposta entro il 30 giugno.

Nella lettera il presidente Dalpalù spiega che «verranno mantenuti i livelli di inquadramento, gli scatti di anzianità maturati, le eventuali indennità personali, compresa l'applicazione dell'articolo 18» con il riconoscimento appunto di 1.500 euro lordi l'anno (per due anni) a titolo di indennità sostitutiva dell'accordo aziendale Sait.

Per i sindacati si tratta, però, di un effettivo peggioramento del contratto di lavoro.«Sait - scrivono - ne è consapevole e volutamente ha scelto questa strada, che non è altro che un appalto vero e proprio senza alcuna clausola sociale - insistono i sindacalisti -. Avrebbero potuto tutelare veramente questi loro dipendenti scegliendo la cessione del ramo d'azienda o il distacco. Invece, al di là di quanto dichiarano i vertici alla stampa e peggio in assemblea dei soci, hanno scelto di svendere al miglior offerente i loro lavoratori, solo per tagliare i costi. Non c'è nessun altro scopo».

È proprio la decisione di non voler seguire la strada della cessione del ramo d'azienda - come si è fatto più volte in passato in altri contesti - che lascia interdetti i rappresentanti sindacali.Filcams, Fisascat e Uiltucs non nascondo anche la delusione per il silenzio della Provincia. «Denunciamo questa situazione da settimane e la giunta provinciale e l'assessore Spinelli non hanno mosso un dito. Parliamo del futuro di 75 lavoratori e delle loro famiglie».In effetti, l'unica ad essersi mossa su questo fronte è stata la consigliera di Fratelli d'Italia Alessia Ambrosi con un'interrogazione e un "question time" in aula.

Sindacati e lavoratori non sono disposti però ad accettare in silenzio questa decisione. Per domani è già in programma un'assemblea a cui seguirà, in mattinata, un presidio di protesta. Quello che pare certo è che almeno la metà dei 75 lavoratori non intende cedere accettando senza discussione il passaggio alla nuova realtà cooperativa.Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno anche già contattato i loro legali di riferimento e sono pronti anche a ricorrere al giudice impugnando il licenziamento

LA REPLICA DEL SAIT

La risposta è stata affidata a un comunicato stampa. "In riferimento all’operazione che vede Sait-Consorzio delle cooperative di consumo trentine proporre ai suoi dipendenti in magazzino il passaggio a Movitrento, si precisa quanto segue:

Il processo di dotarsi dei servizi di un’azienda specializzata in logistica, soluzione adottata dalla maggioranza degli operatori della distribuzione, è iniziato nel 2010 ed è stato un percorso sviluppato in trasparenza e con il conforto dell’approvazione di tutte le sigle sindacali.

Sempre le organizzazioni sindacali due anni fa, in occasione di un rinnovo contrattuale, chiesero di poter discutere in anticipo quando il problema delle esternalizzazioni si sarebbe posto.

Da sei mesi Sait chiede alle rappresentanze dei lavoratori un confronto, ottenendo solo dichiarazioni di indisponibilità e giornate di sciopero.

Sait propone la soluzione di un problema e non un ricatto!!!

Ai dipendenti che operano in magazzino l’azienda propone:

Il mantenimento del proprio posto di lavoro alle dipendenze dalla cooperativa Movitrento, cooperativa trentina sottoposta ai controlli della Federazione e che opera nella nostra provincia da oltre 20 anni;

Di svolgere lo stesso lavoro di oggi;

Di svolgere tale lavoro presso la stessa sede, ossia nello stabilimento di via Innsbruck;

Il contratto di riferimento sarà quello del commercio, al pari di quello attuale

Ogni collaboratore manterrà nel trasferimento alla Movitrento il proprio inquadramento, la propria anzianità di servizio oltre ad eventuali ad personam;

Per chi già oggi gode delle tutele previste dall’art. 18, le stesse saranno mantenute anche dopo il trasferimento;

Per chi lo richieda, Sait ha dato la disponibilità a liquidare il TFR maturato fino alla data del trasferimento a Movitrento;

Contratto integrativo Sait. Date le caratteristiche del contratto non è ipotizzabile trasferire ad altra azienda le condizioni del contratto integrativo Sait. Essendo il contratto Sait composto di una parte fissa ed una parte variabile, legata ai risultati, l’azienda si è dichiarata disposta ad erogare in via anticipata l’importo di euro 3.000 corrispondente a circa due annualità della parte fissa.

Sait si dichiara inoltre disponibile ad affrontare altre eventuali questioni, che, nei limiti della ragionevolezza, i dipendenti, o le OOSS, dovessero portare al tavolo. Questioni che andrebbero trasposte su un eventuale accordo tra le parti.

Sait è stata costretta ad avviare la procedura di mobilità, pur con le iniziative tese a contenere i disagi per i lavoratori, al fine di indurre le parti a confrontarsi con le problematiche conseguenti alla situazione del magazzino. Il rifiuto al confronto non può essere infatti una tattica per eludere i problemi che una delle parti pone all’attenzione dell’altra.

L’obiettivo di Sait non è quello di licenziare nemmeno uno dei nostri attuali dipendenti, ma non è accettabile sottrarsi a un confronto che tenda a migliorare l’organizzazione nel suo complesso.

Sait è consapevole che soltanto salvaguardando l’impresa e la sua capacità di stare sul mercato, vi sarà una prospettiva occupazionale per tutti quelli che direttamente o indirettamente oggi collaborano con Sait".

 

 

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