Opere / Il caso

Tav, abbiamo un problema: le Ferrovie cercano Comuni pronti ad ospitare i materiali di scavo (3 milioni di metri cubi)

Tempi stretti per il cantiere, lo scavo attraverserà la Marzola, ma non si sa ancora dove andranno le tonnellate di roccia frantumata: la lettera appello per trovare siti, ma alla fine «ci penserà la ditta aggiudicataria»

TRENTO. Ai dubbi che le prescrizioni accolte da Rfi siano sostanziali, tali da richiedere un nuovo passaggio alla Via (valutazione di impatto ambientale), e comportino un aumento dei costi (oltre i 960 milioni di euro previsti), in Comune rassicurano. «No» dice l'assessore Facchin «la procedura, con le integrazioni, si conclude con l'approvazione presso il Comitato speciale del Consiglio superiore dei lavori pubblici. E se ci sarà la necessità di fare ulteriori integrazioni, c'è il tempo di farle».

Quanto al supero dei costi, l'ingegner Giuliano Franzoi chiarisce: «Le modifiche recepite nel progetto di fattibilità tecnico economica rientrano nel quadro economico definito». Dell'Osservatorio ambientale e per la sicurezza del lavoro (altra richiesta del Comune), ieri è stato spiegato che è in corso di costituzione e che sarà istituito solo da Provincia e Comune, perché Rfi si ritroverebbe nel ruolo ambiguo di "controllata" e "controllore".

Rfi però darà il suo contributo, anche se non è chiaro come. In mattinata, ieri, se n'è parlato in una seduta del Comitato tecnico scientifico dell'Osservatorio per lo sviluppo del corridoio del Brennero. E le cose non sono così piane e scontate come si vorrebbe far credere.

Ad esempio, i dirigenti della Provincia, Roberto Andreatta (mobility manager) ed Enrico Menapace (Appa) hanno posto il tema dei poteri effettivi di controllo, a norma di legge, che la Provincia potrebbe esercitare sulla grande opera infrastrutturale di rilievo internazionale.

Altra questione emersa, a suo modo clamorosa: non è ancora chiaro dove piazzare l'enorme quantità di materiali di scavo (3 milioni di metri cubi) della galleria tra ex Scalo Filzi e Mattarello sud.

Nel progetto di fattibilità tecnico economico presentato da Rfi erano indicati diversi siti di destinazione, in Trentino e nei territori limitrofi, in particolare nel Veronese. Ma un conto è un'indicazione di massima, un altro trovare i siti adatti, ottenere le relative autorizzazioni, stipulare i contratti con i privati proprietari.

Per la gestione delle terre e rocce da scavo, il responsabile della struttura Geologia tecnica, dell'ambiente e del territorio di Italferr, Massimo Comedini, nei giorni scorsi ha chiesto aiuto a tutti i comuni trentini, oltre che alle regioni e province confinanti, chiedendo «l'elenco e l'ubicazione dei siti estrattivi dismessi di proprietà pubblica ed in subordine di proprietà privata, localizzati nei territori di Vostra competenza, nonché il riferimento di ulteriori enti o organismi pubblici o privati potenzialmente interessati alla ricezione dei materiali di scavo».

I Comuni sono invitati, entro il 24 giugno, a fornire l'elenco e segnalare attività edificatorie, civili, commerciali, industriali e infrastrutturali, che possano usare il materiale di scavo della galleria come sottoprodotto.

Siti, ha spiegato l'ingegner Raffaele De Col, in grado di ospitare ciascuno almeno 10 mila m3 di terre e rocce. E se, entro settembre, quando partirà il bando di gara, non si troveranno i siti adatti? Risposta data ieri dal tecnico di Rfi: sarà compito dell'impresa aggiudicataria trovarli.

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