Salute / Idee

Mancano i medici? Il parere dei professionisti: meno burocrazia e no alla privatizzazione

L’Ordine professionale presenta il suo sondaggio interno: una approfondita analisi con tante interviste anche agli stakeholder, ma al questionario non hanno risposto assessorato ed Azienda Sanitaria

di Patrizia Todesco

TRENTO. Mancano medici e in alcuni settori, come i pronto soccorso o la medicina generale, la situazione è così critica che si rischia, nei prossimi anni, di non poter garantire il servizio. La domanda a cui i vari servizi sanitari cercano di dare una risposta è: come trattenere i medici in servizio e come attirarne di nuovi? L'Ordine dei medici ha presentato un'indagine sulle percezioni, le attese e gli orientamenti dei medici circa la professione e la sua organizzazione.

Un punto di vista importante per capire cosa interessa davvero ai professionisti. «Non è solo una questione economica», puntualizza subito Andrea Ziglio, segretario dell'Ordine. Classe 1985, Ziglio sa bene cosa vogliono i giovani professionisti oggi. «I medici cercano la possibilità di crescere, di fare ricerca e avere prospettive di carriera legate alla meritocrazia più che all'anzianità di servizio».

Anche il questionario, a cui hanno risposto 1.280 professionisti (il 37% del totale degli iscritti all'Ordine), fornisce elementi chiari in questo senso. «Non siamo qui per rimarcare gli aspetti negativi di una sanità che arranca - sono le parole del presidente Marco Ioppi - in quanto l'Ordine è un ente governativo che ha a cuore l'assistenza e la cura dei pazienti. Quindi il sistema sanitario pubblico va difeso e le richieste dei sanitari sono legate soprattutto ad una riforma della medicina territoriale e a una riduzione del carico burocratico».

Quanto all'idea dell'Azienda sanitaria di cercare di tamponare i buchi nei pronto soccorso con concorsi ad hoc per personale medico argentino, questa non è vista di buon occhio da Ioppi. «Un medico non può essere inserito in un team senza che prima sia entrato in sintonia con questo e abbia acquisito le necessarie conoscenza. C'è bisogno di un lungo percorso per arrivare a questo e non si può prendere un soggetto che arriva da un'altra realtà e con un'altra preparazione e catapultarlo in reparto. Vanno pensate soluzioni innovative. Noi abbiamo le risorse e anche l'autonomia per farlo».

Tornando all'indagine, commissionata al professor Silvio Pugliese, ingegnere e docente universitario, è stata effettuata interpellando gli iscritti all'Ordine e 7 stakeholder, tra cui il presidente dell'ordine degli avvocati, il rettore, il presidente dell'Ordine dei farmacisti, il direttore dell'Adige, il presidente dell'Ordine degli infermieri, il presidente della Consulta. Nessuna risposta è invece pervenuta da assessorato e Azienda sanitaria.

Percezione sull'esercizio della professione medica. La notizia positiva è che, nonostante le difficoltà, l'88% degli aderenti al sondaggio se tornasse indietro nel tempo rifarebbero il medico. L'11% no e in questa fetta ci sono soprattutto dipendenti dell'Apss e medici di medicina generale.

Sull'esercizio della professione pesa però la preoccupazione per le normative medico-sanitarie e sulla responsabilità civile e penale legata ad eventuali errori. Viene ritenuto prioritario assegnare un tempo sufficiente al rapporto con il paziente (evidenziate criticità in tal senso) nonché gestire le aspettative del paziente nel suo complesso. A destabilizzare è spesso il conflitto tra le indicazioni istituzionali e le attese del paziente. Considerato un aiuto alla professione l'utilizzo della tecnologia che rappresenta un vantaggio sia per i medici che per i pazienti. "Solo" un 17% ritiene che le nuove tecnologie abbiano allontanato i pazienti dal medico.

Quanto al tempo dedicato alle varie attività, ben il 18% è per questioni amministrative e burocratiche.

Visto di buon occhio, infine, l'ampliamento delle competenze ad altre professioni. Per il 38% è un'opportunità di crescita reciproca se gestita correttamente. Per il 23%, invece, è motivo di conflitto con opportunità di miglioramento.

Proposte migliorative. Per potenziare e migliorare la propria professione i medici propongono una maggiore partecipazione alle scelte strategiche per il sistema sanitario trentino e alla pianificazione economica. Individuano come priorità la riforma della medicina territoriale, la valorizzazione dei servizi erogati e delle risorse umane, nonché il miglioramento della qualità del loro lavoro. Analizzando quest'ultimo aspetto, chiedono di puntare sulla riduzione della burocrazia, su una maggior tutela della responsabilità civile e legale, sulla garanzia dei temi e degli spazi necessari alla crescita professionale attraverso momenti di aggiornamento, ricerca clinica e confronto tra colleghi.

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