Giustizia / La sentenza

Coltiva cannabis, denunciato dalla ex fidanzata: l'appello lo assolve, è per uso personale

Riformato dalla corte il giudizio di primo grado per un quarantenne trentino appassionato di botanica: nessun rilievo penale

TRENTO. Nei guai è finito a causa della ex fidanzata. L'imputato lo ha ribadito in tutte le sedi: «È stata lei a parlare con i carabinieri, come ritorsione perché avevamo litigato».

Una vendetta che era costata cara all'uomo, un quarantenne trentino appassionato di botanica: con l'accusa di produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti, era stato condannato in primo grado con rito abbreviato a 4 mesi di reclusione e 3mila euro di multa per aver coltivato nel proprio appartamento, essicato e conservato in barattoli un quantitativo di marijuana.

La corte d'appello ha però riformato la sentenza: il reato è stato riqualificato in detenzione ad uso personale, dunque cade la parte penale, il fatto non è reato e c'è solo un illecito amministrativo. Per l'uomo significa assoluzione.

Nel luglio di tre anni fa, l'uomo prendendo l'auto per andare a lavorare si era trovato davanti due carabinieri che gli chiesero conto di una coltivazione di cannabis. Il quarantenne, come rilevarono gli stessi militari, si era dimostrato collaborativo: mostrò dove teneva i vasetti di vetro con la marijuana già essicata e pronta al consumo del peso di circa 35 grammi, oltre a una modica quantità di funghi allucinogeni e a circa 0,50 grammi di hashish.

Aveva mostrato anche il piccolo impianto per coltivare in un vaso le piante di cannabis.

L'avvocato Claudio Tasin, difensore dell'imputato, ha insistito sulle «rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell'ambito del mercato degli stupefacenti», prove di un «esclusivo uso consumo personale». L'appello gli ha dato ragione.

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