Città / Il caso

Volontario trentino aggredito alla Portela perché aiuta gli ucraini e non i russi: "Sono basito". Ecco cosa è successo

Il suo sfogo su Facebook: “Io e altre persone ci siamo sentiti dare dei razzisti e di lasciare piazza Leonardo da Vinci e dintorni a chi lavora, cioè agli spacciatori”

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TRENTO. “Sono basito per quanto accaduto in piazza Leonardo da Vinci, a Trento, premettendo che da ragazzo ho vissuto per diversi anni in via Prepositura e quello era un giardinetto, ora in mano ai pusher, dove si andava a giocare”.

Inizia così il post nel Mariano Marinolli racconta un brutto episodio che gli è successo sabato scorso. E prosegue così.

“Attraverso una onlus della quale faccio parte come volontario, avevamo accompagnato una donna ucraina, ospitata all’Ostello di via Torre Vanga, ad acquistare delle Sim telefoniche per i familiari fuggiti dalla guerra assieme a lei, nel piccolo negozio che si affaccia sulla piazzetta. Assieme alla donna, abbiamo aiutato i cinque bambini arrivati in Italia assieme ad altre due donne, delle quali una incinta.

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Mentre la donna è nel negozio, i bambini saltellano e giocano nell’aiuola della piazzetta ma un uomo di colore si avvicina e inizia a spaventarli. Gli facciamo capire che sono povere creature scappate dalla guerra in Ucraina e i bambini, palesemente impauriti, vengono accompagnati all’interno del negozio. Ma l’uomo di colore li segue e, fortunatamente, il titolare lo allontana immediatamente. Esco pure io per non creare sovraffollamento nel negozio e qui lo straniero inizia ad insultarmi, a darmi del razzista perché io aiuto i bimbi ucraini e non quelli russi. «Noi, in Italia, ospitiamo tutti, anche te, e se arrivano bambini dalla Russia, ben volentieri».

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Cinquanta secondi, cronometrati: tanto è bastato, in piazza della Portela, a Trento, per avere la prima offerta di hashish. Di fatto è bastato mettere piede nella piazza perché l’organizzatissimo mercato provvedesse a inviare il “commesso” di turno di questa boutique del fumo.

Lui insiste a inveire contro me, l’Ucraina e l’Italia e, allora, inizio a spazientirmi quando, urlando come un forsennato, dice che i bambini non devono venire in quella piazzetta perché non ne hanno diritto. «La piazzetta serve a noi per lavorare!», esclama a squarciagola e comprendo benissimo di quale lavoro si tratta.

Mentre i bambini sono ancora in negozio, mi allontano verso l’ostello ma io mi insegue continuando a insultarmi, a dire che noi italiani siamo fascisti perché difendiamo i nazisti dell’Ucraina. «La Nato ha distrutto l’Africa e adesso volete distruggere anche la Russia! Sei uno sporco razzista!». A quel punto, dopo avergli chiesto di smetterla, lui mi minaccia pesantemente e allora chiamo la Polizia.

Quando l’uomo di colore vede arrivare la pattuglia della Questura, se la da a gambe verso via Roma, dileguandosi tra altri uomini di colore. Voglio approfittarne per ringraziare i due agenti che sono intervenuti prontamente, ma nel contempo mi chiedo: perché tanto odio verso i bambini già terrorizzati dal sibilo delle bombe lanciate sulla loro città? È questa l’integrazione che vuole una città come Trento, lasciando il controllo del quartiere in mano ai pusher? Perché non rimandiamo a casa gli spacciatori che non hanno bisogno di ospitalità, e accogliamo, invece, chi ha veramente bisogno di aiuto?”.

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