Economia / Analisi

Il grande gelo sul Trentino: retribuzioni calate ai livelli del 2015, prezzi su, e quindi consumi in calo (a livello di vent’anni fa), allarmanti dati dell’Ispat

La fotografia dell’istituto di statistica provinciale, con il Covid c’è stato un «grande gelo», i dipendenti guadagnano meno di prima, ma i prezzi invece sono saliti, e il risultato...

di Domenico Sartori

TRENTO. Un Trentino un po' più "povero". La fotografia scattata dall'Ispat (Istituto di statistica della Provincia di Trento) rileva l'arretramento evidente, in termini di redditi e consumi, dal 2019, anno pre-Covid, al 2020, l'anno in cui la pandemia ha maggiormente impattato, dal primo lockdown di marzo, sull'economia e la produzione di ricchezza, aggravando la situazione per famiglie e imprese.

Perché questo è un elemento da considerare: dall'osservatorio degli aggregati economici emerge che la tendenza a perdere terreno pre-esisteva al Covid.

Del resto è noto, per il Trentino, il divario crescente, in termini di Pil (Prodotto interno lordo), rispetto al vicino Alto Adige, a partire dagli anni successivi alla crisi finanziaria internazionale del 2008.Redditi in frenata.L'Ispat, con l'ultimo aggiornamento, prende in considerazione i valori pro-capite di alcuni aggregati economici dal 2005 al 2020.

Qui è del tutto evidente l'arretramento. Il valore aggiunto (aggregato che consente di misurare la crescita del sistema economico in termini di nuovi beni e servizi messi a disposizione della comunità per impieghi finali) per occupato era pari a 70.942,5 euro nel 2019 ed è sceso a 66.416,7 euro nel 2020: un valore inferiore a quello del 2015 (68.022,3), ma che rimane più alto rispetto al valore aggiunto per occupato di 15 anni prima (62.553,3 euro nel 2005).

Significativo è l'andamento di un altro valore aggregato: i consumi finali interni per abitante: 27.693,7 euro nel 2020, un dato non solo inferiore all'anno pre-Covid (30.894,7 euro nel 2019), ma addirittura più basso del dato 2015 (29.267,4 euro), tendenzialmente più vicino a quello del 2005 (26.657,0). Sono in calo anche i redditi interni da lavoro dipendente per dipendente: anche in questo caso il valore del 2020 (36.200,5 euro) è inferiore al 2019 (37.652,0 euro) e al 2015 (36.676,2).

E pure le retribuzioni interne da lavoro dipendente sono calate, dai 27.655,4 euro del 2019 ai 26.406,5 del 2020, dato ancora inferiore al 2015 (26.870,5).

La spesa media mensile in contrazione.

L'analisi Ispat dei consumi delle famiglie trentine, che considera l'andamento della spesa media familiare dal 1997 al 2020, è pure da valutare con attenzione. Il dato complessivo evidenzia che il livello dei consumi del 2020 è pari a quello dell'anno 2000. Come sempre, l'analisi di presta ad una doppia interpretazione: meno consumismo, scelta coerente con il mutamento del modello di sviluppo e la transizione ecologica, da una parte; indice di un progressivo calo del potere di acquisto e di famiglie più in difficoltà, dall'altro. Il dato però è eclatante: spesa media mensile di 2.458,73 euro nel 2020, la stessa del 2000, quando era pari a 2.451,19 euro. Nel ventennio, il record è stato nel 2005, con 2.795,35 euro, seguito dal 2017 (2.707,39). Da allora, c'è stato un calo progressivo dei consumi di anno in anno.

Più consumi per gli alimentari.

Rispetto al 2000, la spesa media mensile ha fatto un balzo considerevole per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche, da 333,11 a 422,69 euro. Così come sono cresciute, pur in modo più contenuto, le spese per abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili (da 772,86 a 848,97 euro).

Sono invece calati, nel ventennio, i consumi in abbigliamento e calzature (da 138,92 a 93,65 euro), in mobili e servizi per la casa (da 174,27 a 128,91 euro), in trasporti (da 383,62 a 323,91 euro), in comunicazioni (da 82,59 a 55,48 euro), in ricreazione, spettacoli e cultura (da 142,27 a 117,29 euro), in servizi ricettivi e ristorazione (da 116,62 a 111,08 euro).

Numero delle imprese in calo.

Ispat ha aggiornato la fotografia delle imprese trentine sulla base della nazionalità degli imprenditori.

Complessivamente, il numero delle imprese registrate è sceso dalle 52.330 del 2011 alle 50.666 del 2020 e quello delle imprese attive da 48.151 a 46.17: in dieci anni, quasi 2 mila (1.980) aziende perdute. Più in dettaglio, però, a calare è il numero delle imprese guidate da imprenditori italiani (da 44.173 a 41.295 quelle attive), mentre è cresciuto il numero delle imprese con titolare di nazionalità straniera: erano 2.901 quelle attive nel 2011, sono diventate 3.283 nel 2020.Boom dell'export.Un Trentino più "povero" quanto a redditi e consumi, nonostante le performance delle esportazioni, praticamente raddoppiate: dai 2,08 miliardi di euro del 2000 ai 3,92 del 2019, con sul salto positivo tra export e import (2,61 miliardi) di 1,31 miliardi di euro). Do. S.

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