Evento / Il caso

Concerto di Vasco, il pericolo è alla fine: 120 mila persone che se ne vanno tutte insieme, ma anche 40 mila auto in arrivo sull’A22

Alla presentazione del «Piano» le preoccupazioni di Ianeselli e De Col: «il problema è il deflusso». Tutto appeso alla decisione di Rfi, a cui si chiede di fermare tutti i treni per ore, «ma si dovrà mettere mano agli orari di convogli internazionali»

TRENTO. Il concerto di Vasco è due cose in una: la manifestazione che è prima di tutto un'opportunità - sia di divertimento che economica - ma anche l'evento di grandissimo impatto per la città. E quell'impatto va gestito, affinché la città non ne venga travolta. E dalle parole del sindaco Franco Ianeselli - ieri ammaccato, dopo l'incidente sugli sci che gli è costato la frattura del polso - si comprende che è questo secondo aspetto a preoccuparlo. Più volte il primo cittadino ha ripetuto la frase: «A preoccuparci è il deflusso». Perché i centoventimila spettatori arriveranno un po’ alla volta, a piedi, dalla tangenziale resa pedonale. Ma a mezzanotte, quando il concerto finirà, se ne andranno tutti insieme.

Prima Ianeselli ha spalmato il miele: «Sono qui perché serve testimoniare la necessità di una fase nuova, tra Comune e Provincia. Non è importante come ci siamo arrivati, ma il punto in cui siamo è questo: ci sono 100 mila biglietti già venduti. A questo punto le istituzioni devono collaborare per ottenere due obiettivi: minori disagi possibili per la città e garantire un'esperienza migliore possibile a chi ha scelto di andare al concerto. E per ottenere questi obiettivi serve collaborare».

Poi l’elenco dei problemi: «Il progetto della sicurezza all'interno dell'area è importante, ma noi siamo soprattutto preoccupati per la gestione dell'afflusso e soprattutto del deflusso. Perché 120 mila persone devono tornare a casa. Noi siamo capaci di gestire i grandi eventi, ma sappiamo che l'unico modo per farlo è collaborare tra istituzioni e dare informazioni per tempo ai cittadini».

La domanda quindi è: come portare e poi portare via 120 mila persone? La risposta è: a piedi. Niente bus navette. Tutti accederanno all'area attraverso percorsi pedonali. Anche quelli che arriveranno in autobus e andranno a prendere il mezzo, al termine del concerto, forse all'altezza del ponte di San Lorenzo.

Dal punto di vista della mole di lavoro, si calcola che fino a 70 mila persone arriveranno in auto, fino a 15-20 mila persone al massimo in treno, 30 mila in pullman. «Noi preferiamo i pullman, perché sono di più facile gestione - osserva l'ingegner De Col - ma anche con gli altri mezzi cercheremo di indicare lo spazio di sosta legato al biglietto e il percorso da fare».

L'idea è approfittare della tecnologia. Si calcola di mettere a disposizione 40 mila posti auto. E sarà interessante vedere come il casello in uscita all’A22 reggerà l’urto di 40 mila auto in arrivo da Verona.

E poi? All'arrivo, non ci saranno grandi problemi: la gente affluirà all'area San Vincenzo alla spicciolata, non si prevede alcuna calca. La parte complicata è la fine del concerto. «Dobbiamo prevedere un deflusso ordinato» continua a ripetere De Col, conscio che quella è la sfida.

Tutti, come detto, si muoveranno solo a piedi. L'ambizione è di sfruttare la tecnologia: «Stiamo ragionando sull'ipotesi di indirizzare i singoli spettatori ad un posto auto preciso, legato al biglietto - spiega De Col - così da aiutarli, al momento del deflusso, con le applicazioni che permettono di calcolare il percorso più scorrevole per raggiungere un determinato punto».

Quel che appare certo fin d'ora è il fatto che questo esercito di gente avrà le strade della città a disposizione: saranno predisposti percorsi pedonali per facilitare gli spostamenti. Compresa una delle direttrici principali: la tangenziale. Rimarrà chiusa dalle 17 alle 8 del mattino - i trentini che l'indomani devono andare a lavorare, meglio si organizzino o con l'A22, che è gratuita, o con altri mezzi - ma non basta.

Perché tra l'area San Vincenzo e la tangenziale c'è la ferrovia. «Stiamo interloquendo con Rfi, c'è disponibilità a collaborare. Vediamo fino a dove si riuscirà ad arrivare» spiega il presidente Fugatti. Più nel dettaglio entra De Col: «È stato chiesto di fermare il traffico ferroviario dalle 23 alle 2, per permettere un deflusso dopo il concerto».

Si calcola che 50 mila persone potrebbero riversarsi sulla tangenziale. Poter avere o meno quello sbocco, fa una certa differenza. Si attende la risposta di Rfi. «Non è semplice – ammette De Col – si va a mettere mano anche alla programmazione di treni internazionali». 

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