Provincia / Il caso

Aiuti agli stagionali del turismo: un flop clamoroso, solo 133 le domande ammesse

I sindacati critici: colpa dei requisiti troppo bassi, e comunque la giunta ha voluto escludere chi non risiede in Trentino da 10 anni. Il risultato: dovevano aiutare 17 mila persone, e invece...

TRENTO. Un flop clamoroso, lo dicono i numeri. Sono 133 domande accolte su una platea stimata di almeno 17 mila lavoratori stagionali del turismo privi di copertura reddituale, costretti a casa dalla mancata apertura di alberghi, stazioni sci, vittime dello stop forzato imposto dalla pandemia. Non è bastata la modifica dello strumento decisa dalla Provincia lo scorso febbraio.

Un salto indietro, per spiegare cos'è accaduto. La giunta Fugatti decide di utilizzare l'assegno unico con due articoli della legge 3 del maggio 2020 (Riparti Trentino), che stanziano rispettivamente 5 e 8 milioni di euro per interventi a sostegno dei lavoratori e delle loro famiglie colpite dalla crisi. L'assegno unico è lo strumento che interviene su ambiti di diversi; povertà, sostegno per i figli, disabilità. L'idea è di sfruttarlo anche per aiutare una fascia di persone e famiglie non in povertà ma sui cui la crisi ha colpito duro e si ritrovano, d'improvviso, in cassa integrazione, disoccupati, senza indennità. Il primo schema di intervento prevede 500 euro al mese per tre mesi.

Dubbi sulle modalità di utilizzo dello strumento emergono anche in consiglio provinciale. La decisione, alla fine, è di utilizzare la quota A, quella per la povertà, includendo gli stagionali storici, e di alleggerire il peso della seconda casa (limite di 50 mila euro): chi aveva la "colpa" di avere ereditato un rudere era automaticamente escluso. Icef troppo basso: non può funzionare osservò il sindacato. E infatti, fu un primo flop.

Necessario, quindi, rimetterci mano. La qual cosa, dopo il dibattito dell'autunno-inverno, è arrivata con delibera della giunta provinciale n. 163 dello scorso 10 febbraio, che ha rimodulato la misura dell'assegno unico, con Icef da 0,16 a 0,18. Vale a dire: il nucleo familiare, tra le altre cose, deve possedere un indicatore della condizioni economica familiare, l'Icef appunto, inferiore a 0,18, fatto salvo il possesso dei requisiti della quota A.

La rimodulazione decisa in febbraio è dunque tesa a beneficiare «i nuclei familiari in cui uno o più componenti siano stati lavoratori a tempo indeterminato, stagionali o somministrati, che nel periodo 1 dicembre 2019-29 febbraio 2020 abbiano maturato almeno due mesi (8 settimane) di copertura previdenziale» e che «nel periodo 1 dicembre 2020-14 febbraio 2021 non abbiamo lavorato». Inoltre, non devono avere percepito la Naspi e il patrimonio finanziario viene valuto per la parte eccedente la franchigia di 5 mila euro.

Dal 15 marzo, il via alle domande per i mesi di aprile, maggio e giugno 2021. Risultato: in un mese, fino al 15 aprile, solo 133 domande ammissibili, di cui 43 con importo minimo di 150 euro (per valori Icef tra 0,16 e 0,18), per un totale di spesa pubblica di 126.112,00 euro e una media mensile da erogare di 316,07 euro. In più c'è il requisito, tutto ideologico voluto dalla giunta leghista, dei 10 anni di residenza richiesti, sufficiente ad escludere in partenza 4-5 mila lavoratori stagionali del turismo, residenti in Trentino. Con la nuova manovra finanziaria (i famosi 500 milioni) la giunta Fugatti ha in mente nuove misure per i lavoratori in difficoltà. Necessarie, visto il flop dell'assegno unico.

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