Aveva a disposizione un arsenale Caldonazzo, poteva essere strage

di Leonardo Fabbri

Aveva un vero e proprio arsenale Ivan Hörmann, il quarantottenne di Mezzolombardo che martedì mattina ha seminato il panico a Caldonazzo, esplodendo tre colpi di pistola negli uffici dei commercialisti Pola.

Con il passare delle ore, ci si è resi conto, infatti, di come i militari dell’Arma con il loro intervento abbiano evitato una possibile strage: a bordo della Volvo V50 con cui martedì dalla Piana Rotaliana ha raggiunto dapprima Taio, poi Caldonazzo ed infine ancora Taio, Hörmann aveva anche un’infinità di proiettili - confezioni per un totale di almeno un centinaio di colpi - e pure una balestra moderna, con un munizionamento di cinque dardi.

Quando l’uomo è uscito di casa l’altro ieri, era dunque già fuori di sé: non si può pensare ad un raptus improvviso, di fronte ad un tale spiegamento di mezzi. Rimane unicamente un dubbio: se il quarantottenne avesse con sé tutto quel terrificante armamentario già partendo da casa al mattino o se, invece, a Caldonazzo si sia presentato con coltello e pistola, per poi raccogliere il resto dopo essere nuovamente passato da casa, tra le 11.30 e mezzogiorno, prima che i carabinieri lo identificassero e piombassero in Rotaliana così come in Predaia, oltre che in Valsugana. Quello che pare certo è che, prima di recarsi a Caldonazzo, abbia lasciato però a casa il telefono cellulare.

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Chiarire questo punto potrebbe permettere di capire se Hörmann avesse già in mente un preciso piano criminale o se abbia deciso di farsi ancora più aggressivo soltanto dopo aver sparato i colpi di pistola a Caldonazzo. Un’ipotesi, questa, che sarebbe avvalorata dalle parole che il quarantottenne avrebbe pronunciato lasciando lo studio valsuganotto: «Non ho più niente da perdere».

Dopo aver lasciato lo studio della famiglia Pola, Hörmann ha raggiunto la sua auto che aveva parcheggiato poco lontanot. A quel punto deve aver raggiunto la sua abitazione per poi allontanarsi nuovamente e rimanere per qualche ora in una zona ben definita, senza cioè muoversi in auto.

Una volta che il quarantottenne è stato identificato dai militari dell’Arma, con i carabinieri che hanno iniziato a cercarlo sul territorio, la sua auto non è stata più notata lungo la rete viaria provinciale, se non verso le 16.30 quando è spuntata lungo la strada per Taio.

Pare da escludere, tuttavia, la possibilità che l’uomo abbia raggiunto conoscenti: nella giornata di ieri i carabinieri hanno verificato come nella fascia oraria tra la tarda mattinata ed il pomeriggio non abbia incontrato altre persone.

Ha probabilmente meditato il da farsi, prendendo alla fine la decisione peggiore. Anziché fermarsi dopo aver perso il lume della ragione a Caldonazzo, ha scelto di proseguire con ancor maggiore decisione lungo una strada senza ritorno che - i carabinieri ne sono certi - avrebbero potuto portare Hörmann a meditare gesti gravissimi anche contro i suoi attuali padroni di casa: solo la presenza dei militari dell’Arma nei pressi dell’abitazione di Taio ha, infatti, convinto il quarantottenne a desistere, tentando una fuga rivelatasi breve.

È stato proprio perquisendo la Volvo di Hörmann che i carabinieri hanno trovato le armi e le munizioni, increduli di fronte a quanto stavano vedendo. Solo ora è stato chiaro a tutti quanto grande fosse, potenzialmente, la pericolosità di quell’uomo esasperato.

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