Scuolabus, la Provincia va ko sull'appalto al Consorzio Cta

di Flavia Pedrini

Il Cta, il Consorzio trentino autonoleggiatori, inizia l'anno nuovo con un bel regalo. Dopo avere riconquistato la scorsa estate il maxi appalto da 83,77 milioni di euro per il servizio scuolabus, al termine di un contenzioso che lo ha visto vittorioso al Consiglio di Stato contro piazza Dante, la cooperativa ha messo nuovamente «ko» la Provincia.

I giudici amministrativi di Trento, infatti, hanno accolto il ricorso presentato dalla cooperativa che raccoglie oltre cento aziende contro la revoca del provvedimento con cui piazza Dante, lo scorso 10 agosto, aveva affidato con una procedura negoziata il servizio di trasporto speciale a favore degli alunni e portatori di handicap della Provincia per l'anno scolastico 2016-2017.

La determinazione di revoca del provvedimento firmata dal dirigente del Servizio trasporti il 30 agosto, per piazza Dante, era un atto dovuto, proprio alla luce della sentenza emessa dal Consiglio di Stato il 21 agosto: il servizio dell'anno 2017-2018 risultava infatti «assorbito» dall'affidamento quadriennale. Tesi non condivisa dai ricorrenti, ma nemmeno dai giudici, che non hanno però accolto la richiesta risarcitoria del Cta - 624mila euro, pari al ribasso offerto - e rimesso la palla nelle mani della Provincia, che potrà «rideteminare l'assetto degli interessi derivante dalla determinazione numero 159 del 2017», quella con cui era stato appunto affidato l'appalto per un anno al Cta.

Se questo significhi garantire al consorzio il servizio per cinque anni, come di fatto chiede il Cta, dovrà deciderlo piazza Dante. Che su un punto è però netta: «Il Cta non ha avuto alcun danno», evidenzia il dirigente del Servizio trasporti della Provincia, Roberto Andreatta

Ma andiamo con ordine. Il ricorso finito al Tar si inserisce nel più complesso contenzioso sul ricco appalto per il servizio scuolabus. L'appalto del 2015, come noto, nel febbraio 2016 era stato aggiudicato al Cta, ma nel corso delle verifiche
la stazione appaltante aveva scoperto una anomalia nel modulo compilato da una delle aziende, ovvero la mancata indicazione di due condanne (una guida in stato di ebbrezza e un mancato pagamento da 123 euro). Poca roba, ma abbastanza per fare saltare la gara da 83 milioni di euro. La battaglia giudiziaria, dopo il «ko» del Cta al Tar, si era conclusa con la vittoria del consorzio.

Ora la nuova battaglia, contro la revoca dell'affidamento del servizio per un anno, che peraltro il consorzio aveva ottenuto con un ribasso dello 0,001%, e non del 4%, come avvenuto per l'appalto quadriennale. Per i giudici, anche se il consorzio alla fine ha accettato di partire con il servizio accettando la nuova disciplina negoziale proposta dalla Provincia, «persistono in capo al Consorzio sia l'interesse a conservare per l'anno scolastico 2017-2018 le (più favorevoli) condizioni economiche relative all'affidamento annuale, sia l'interesse all'affidamento del servizio per complessivi cinque anni». «Il servizio quadriennale prevedeva più mezzi e autisti e anche un software particolare - evidenzia l'avvocato Osele - Per questo avevamo chiesto di mantenere l'anno di servizio, per adeguarci e poi partire con gli altri quattro anni». Alla fine fra Cta e Provincia era stato comunque raggiunto un accordo («Peggiorativo», dice l'avvocato) e il servizio, il 1° settembre era partito. La battaglia sulla revoca, però, è finita al Tar, che ha accolto - almeno in parte - la tesi del Cta.

Se infatti è vero che piazza Dante poteva agire con discrezionalità, secondo i giudici la Provincia non avrebbe tenuto conto del legittimo affidamento ingenerato nel Cta con la determinazione poi revocata né comunicato al consorzio l'avvio del procedimento finalizzato alla revoca, che dunque per i magistrati amministrativi appare illegittima.

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