Cecenia, allarme gay perseguitati In Italia scatta l’«Onda Pride»

Oltre cento persone sono state vittime della campagna anti-gay lanciata dalle autorità cecene - con il sostanziale benestare del leader ceceno Ramzan Kadyrov - e molti dei sopravvissuti alle persecuzioni (che comprendono torture e l’incoraggiamento nei confronti delle famiglie a «liquidare» i loro cari in quanto omosessuali e dunque un «disonore») sono ora in pericolo, compreso chi ha lasciato la Cecenia e ora si trovano in Russia sotto la protezione di organizzazioni per la difesa dei diritti civili.

È la denuncia contenuta in un rapporto di Human Rights Watch pubblicato oggi. Alcuni dei gay arrestati dalle autorità e internati in centri di detenzione a Grozny e Argun sarebbero morti a causa delle percosse subite.

La direttrice di HRW Russia, Tania Lokshina, ha lanciato un appello ai governi stranieri perchè «diano rifugio ai perseguitati» e continuino ad esercitare pressione sul Cremlino in modo che le persecuzioni «cessino una volta per tutte».

Il rapporto non indica nuovi arresti ma sostiene che alcuni individui siano ancora in stato di detenzione e dettaglia la complicità di alti funzionari locali ceceni alle persecuzioni.

Intanto, prende il via domani da Arezzo l’Onda Pride, la grande stagione dell’orgoglio lesbico, gay, bisessuale e transgender organizzata da Arcigay in rete con le altre associazioni del movimento lgbt.

Ventiquattro i cortei che quest’anno attraverseranno lo Stivale, tre in più rispetto allo scorso anno e con alcune novità importanti, come ad esempio il primo Pride in Basilicata.

Apre la stagione il corteo del Toscana Pride, che dopo il successo del 2016 a Firenze, quest’anno sfila per la prima volta ad Arezzo: appuntamento domani, 27 maggio alle ore 15 in piazza della Libertà.

Le altre tappe saranno, oltre a Potenza, Reggio Emilia, Udine, Roma, Pavia, Brescia, Torino, Varese, Perugia, Catania, Milano, Napoli, Latina, Bologna, Genova, Palermo.
Cosenza, Bari, Sassari, Alba, Siracusa, Rimini e infine Gallipoli, che chiuderà l’onda il 19 agosto.

«È il momento di tornare nelle strade - commenta Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay - di ribadire il nostro orgoglio. Il Pride, pur avendo una tradizione di molti anni nel nostro Paese, non perde mai di forza e di necessità.
Basta leggere le notizie che arrivano sui preparativi: polemiche, contromanifestazioni, processioni riparatorie. E contemporaneamente da Paesi più o meno lontani arriva il racconto di persone lgbt perseguitate, recluse, torturate, uccise».

Piazzoni sottolinea che il Pride è anche «lotta»: per la piena uguaglianza tra tutte e tutti, per il matrimonio ugualitario e per il riconoscimento di tutte le forme di famiglia. Per il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali e per una politica sulla genitorialità che metta finalmente al centro i diritti dei bambini e delle bambine, al sicuro dalle scorribande ideologiche degli adulti. Lotta per il contrasto all’omotransfobia e a tutte le forme di violenza che attraversano la nostra quotidianità.

Lotta per il diritto alla salute, al lavoro, al welfare, all’educazione, all’accoglienza, senza stigma o discriminazioni, nel rispetto della dignità di tutte e tutti« conclude Piazzoni.

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