Allontanata perché lesbica «Basta soldi al Sacro Cuore»

A 24 ore dalla «Festa della Donna» Antonia Romano (Altra Europa con Tsipras) torna sul caso Sacro Cuore di Trento, la scuola cattolica che nel 2014 allontanò un’insegnante perché lesbica. E chiede lo stop ai finanziamenti pubblici.

«L’8 marzo per la nostra città è una data particolarmente significativa perché ha celebrato il compimento di giustizia attraverso la sentenza della corte d’appello che condanna pesantemente il Sacro Cuore di Trento per discriminazione in base a orientamento sessuale e danno all’immagine di un’insegnante» scrive Romano.

Nella sentenza si legge che, «accertata la natura discriminatoria per orientamento sessuale, individuale e collettiva, della condotta posta in essere dall’Istituto delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù di Trento in ordine alla selezione per l’assunzione degli insegnanti, ordina all’Istituto l’immediata cessazione di tale condotta; ridetermina la somma capitale dovuta a (...) a titolo di danno patrimoniale € 13.329,80; ridetermina la somma capitale dovuta a (...) a titolo di danno morale in € 30.000».

Inoltre, sono stati decisi 10mila euro di risarcimento alla Associazione Radicale Certi Diritti e alla Cgil.

Ora «L’altra Europa con Tsipras», che ha denunciato nel luglio del 2014 «il gravissimo episodio, chiedendo da subito la sospensione dei finanziamenti pubblici alla scuola paritaria», per voce di Antonia Romano «chiede formalmente a tutte le figure istituzionali, che si erano espresse all’epoca dei fatti, di essere coerenti con le loro dichiarazioni».

In pratica chiede la chiusura dei rubinetti di finanziamento della scuola cattolica. «Lo chiediamo in particolare a Ugo Rossi, presidente delle Provincia autonoma con delega all’istruzione, che aveva promesso alla ministra Giannini il suo intervento sanzionatorio sulla scuola se fossero emersi dati inconfutabili di avvenuta discriminazione».

«Non si può far ricadere, infatti, la colpa solo sulla defunta suor Eugenia Libratore (direttrice all'epoca dei fatti, ndr), la quale per l’occasione si è esposta ed espressa pubblicamente in modo inequivocabile».

Romano non si ferma all’appello al governatore autonomista Rossi. Tira in ballo anche l’assessora provinciale Sara Ferrari (Pd) «che all’epoca dei fatti aveva chiesto interventi istituzionali se fossero emerse evidenze di discriminazione». «Chiediamo un intervento pubblico della commissione provinciale per le pari opportunità».

«Ciò che è accaduto ora è definitivamente chiaro e grave. Una donna è stata vittima di discriminazione e la sua immagine professionale è stata danneggiata all’interno di una scuola paritaria che riceve congrui finanziamenti pubblici.  Ciò non può essere ignorato da chi si impegna da anni  per le pari opportunità e la tutela dei diritti civili».

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