Gli uomini migliorano in casa e come padri

Uomini sempre più capaci di appropriarsi del ruolo di padri, a volte messo in secondo piano anche dalle donne. Soprattutto nelle giovani famiglie gli uomini vivono di più e meglio il proprio ruolo paterno: sono più presenti e a loro agio nei momenti di gioco e di accudimento. Inoltre - complici la maturazione, la consapevolezza e la possibilità di vivere la vita da single - sanno fare i lavori domestici di ogni giorno.

Piano piano cambiano gli equilibri in Italia, che resta comunque indietro. Se lavare è un compito svolto al 90% dalle donne, fare la spesa è al 50%. L’asimmetria in Italia resta comunque al 67%, ma se pensiamo che negli anni Ottanta era oltre l’80%, i maschi stanno migliorando»

«Soprattutto nelle giovani coppie gli uomini entrano di più nel proprio ruolo paterno, più per momenti di gioco che di accudimento, e collaborano di più nei lavori domestici di ogni giorno. Se lavare è un compito svolto al 90% dalle donne, fare la spesa è al 50%. L’asimmetria in Italia resta comunque al 67%, ma se pensiamo che negli anni Ottanta era oltre l’80%, i maschi stanno migliorando»

È questo uno tra i tantissimi spunti emersi dal seminario della Scuola di Comunità, ente promosso dalla Federazione della Cooperazione e dalle Acli Trentine, che si è svolto ieri mattina a Villa Sant’Ignazio con Linda Laura Sabbadini, pioniera della ricerca al femminile presso l’Istat. L’incontro/lezione era dedicato al tema della diseguaglianza di genere. In Italia le differenze tra uomo e donna, in campo economico, professionale, sociale e famigliare sono ancora molto forti.

«Gli stati nordici - ha sottolineato Sabbadini - hanno iniziato negli anni Cinquanta a creare politiche di protezione del lavoro femminile. Da noi siamo in grave ritardo: basti pensare che solamente sei anni fa è stata fatta una legge per il congedo parentale». «La suddivisione dei ruoli da noi è molto tradizionale. Le donne, tuttavia, lavorano in media almeno un’ora al giorno in più degli uomini, ma il problema è che spesso si tratta di mansioni non retribuite. Questi carichi, in assenza di servizi sociali adeguati, soprattutto al sud, dovrebbero essere redistribuiti».

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