Cane aggredì un bimbo Il padrone viene assolto

Il custode dell'animale si difende: il bambino non è stato nemmeno sfiorato

di Sergio Damiani

Se vi affidano un cane, magari per le vacanze estive, fate molta attenzione. Qualora l'animale aggredisca qualcuno, anche se non era mai accaduto in passato, sarà l'affidatario a rispondere per le lesioni davanti alla giustizia penale, non il padrone. Lo ha stabilito la corte di Cassazione confermando in questo senso una sentenza del giudice di pace di Trento.

Il proprietario del cane Jackie era finito a giudizio per lesioni personali colpose e minacce. La querela era stata presentata dal padre di un bambino che era stato morso al volto dal cane che si trovava presso malga Andalo. Il processo, però, si era concluso con l'assoluzione del proprietario «perché il fatto non sussiste». 

Le lesioni, come probabilmente ben ricorda il bimbo aggredito dopo essersi avvicinato al cancello dove era rinchiuso Jackie, c'erano state, ma il padrone dell'animale se l'è cavata perché in quel periodo l'animale era custodito in malga da suo padre. In questo caso la Suprema corte ha ritenuto che in capo al proprietario dell'animale non rimanesse una posizione di garanzia che lo rendeva responsabile per eventuali comportamenti aggressivi.

«Al momento del fatto - scrive la Cassazione in sentenza - l'animale era custodito dal di lui padre che gestiva la malga o rifugio alpino ove veniva svolta anche un'attività ricettiva, frequentata da molti ospiti, evidenziando che durante l'estate era (omissis) a portare al pascolo l'animale e a tenerlo legato ad una catena all'interno dello spazio interno recintato allo stesso riservato, fatto che non aveva impedito che l'animale si portasse fino ai margini della staccionata attingendo al volto un giovane ospite».

Dunque «in relazione a quel periodo limitato della stagione, l'animale era effettivamente custodito da persona diversa dell'imputato il quale aveva perso qualsiasi potere di vigilanza e di controllo diretto sullo stesso, così da potersi affermare che in ossequio ai principi di auto responsabilità era il genitore dell'imputato a gestire l'animale e ad assumere ogni obbligo, anche precauzionale teso a impedire che l'animale potesse nuocere a terzi». I giudici sottolineano che «in caso di trasferimento degli obblighi di garanzia su persona diversa dal proprietario, la responsabilità di questi residua nel caso in cui lo stesso sia in concreto tuttora in grado di esercitare il potere di controllo, ovvero nel caso in cui abbia affidato l'animale a persona non in grado di esercitare su di esso una effettiva custodia o di contenerne il naturale slancio», ma non era questo il caso.

Dunque la Cassazione ha assolto l'imputato e padrone di Jackie (ma ha annullato la sentenza solo per le presunte minacce rivolte al padre del bimbo per convincerlo a non sporgere querela) con una sentenza, rimbalzata sui siti di diritto ma anche di animali, per le sue implicazioni più generali. Significa, per esempio, che un dogsitter è responsabile penalmente per l'eventuale aggressione con morsi da parte del cane che deve portare a passeggio.


La replica del custode del cane

«Il bambino non è stato neppure sfiorato dal cane». Sorpreso perché la vicenda giudiziaria che vedeva imputato il figlio è finita sul sito della Corte di Cassazione, il custode del cane il cui padrone è finito a processo (e assolto in via definitiva) per lesioni ci tiene a raccontare la sua versione di quanto accaduto a malga Andalo.

«Innanzitutto il bimbo non è stato azzannato dal cane. L'animale era nel suo recinto, il bambino è entrato ed è andato a sbattere con la testa, subito sopra l'orecchio, contro la tettoia che in quel punto è bassa, circa 80 centimetri da terra. La ferita era lievissima. Anche se non eravamo tenuti a farlo, ci siamo attivati per disinfettare la ferita e poi ho accompagnato genitori e bambino (turisti della zona di Cremona, ndr) a valle con il fuoristrada». 

Il custode del cane pensava che la vicenda si fosse conclusa lì. «Invece il giorno dopo - racconta - il padre è tornato su da noi e ha detto a mio figlio che si sarebbe pagato le vacanze con i nostri soldi. Infatti è stata sporta querela con richiesta di risarcimento. Non abbiamo mai pagato perché il cane non ha neppure sfiorato il bambino». 

Il processo per lesioni alla fine si è concluso con un'assoluzione, confermata dalla Cassazione che ha rinviato per carenza di motivazioni al giudice di pace di Trento per il solo reato di minaccia.

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