Sollecito sale in cattedra «Dimostrata mia innocenza»

A Levico ospite dei detective l'ex di Amanda Knox

di Massimo Dalledonne

«Le indagini delle forze dell’ordine, nel mio caso, sono risultate spesso imprecise e a senso unico. Fondamentale, per ricostruire correttamente certi fatti, è stato l’impegno dell’investigatore privato, fortemente voluto da mio padre e dai legali». A parlare è Raffaele Sollecito. 
 
Nei giorni scorsi era a Levico, ospite d’onore al Grand Hotel delle Terme, in occasione del decennale di Abbrevia, la società investigativa - tra le principali aziende italiane nel settore delle informazioni e indagini per la gestione del credito - che, per l’occasione, ha presentato il proprio Osservatorio sui Comportamenti dei Debitori e la nuova branca investigativa. Raffaele Sollecitato è un nome che il grande pubblico italiano conosce molto bene, poiché è stato coinvolto, insieme all’americana Amanda Knox, in uno tra i casi giudiziari italiani più discussi degli ultimi anni: l’omicidio della britannica Meredith Kercher, nel 2007 a Perugia, quando i tre giovani erano studenti dell’ateneo umbro. 
È risultato innocente e assolto da tutte le imputazioni che lo riguardavano dopo un estenuante processo durato circa otto anni, quattro dei quali passati in carcere ingiustamente. 
 
Oggi Sollecito ha 32 anni, a Levico era ospite del magazine e portale «Web Stop Secret», punto di riferimento nazionale per i professionisti delle investigazioni e della sicurezza. Nel corso del suo intervento ha più volte parlato di superficialità, errori, a volte anche ostinazione nel voler seguire a tutti i costi una precisa tesi: appunti che Sollecito ha mosso all’impostazione ufficiale delle indagini nel complesso della sua lunga vicenda. «Alcuni tra i dettagli e le ricostruzioni forniti dagli inquirenti - ha ricordato - sono stati smontati o rivalutati con pazienza dai professionisti che hanno affiancato i miei difensori. Senza l’apporto della loro professionalità e dedizione il procedimento avrebbe avuto, probabilmente, un altro esito e io oggi starei scontando una lunga pena da innocente». 
 
Chiusa la lunga e dolorosa parentesi del «delitto di Perugia», Raffaele Sollecito oggi lavora come ingegnere informatico, professione con cui si sta ricostruendo una vita. Insieme ad alcuni soci, infatti, è a capo di una start-up che ha vinto un bando di finanziamento della Regione Puglia ed è già impegnata nello studio di diverse app utili al cittadino in svariati settori.

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