Acquistano l'auto on line, perdono 3 mila euro

Le vittime sono due trentini

di Marica Viganò

Hanno visto l'auto su un sito di compravendita, ma il loro sogno di viaggiare su una Mercedes è sfumato come i soldi che hanno inviato attraverso il bonifico al sedicente venditore.

Marito e moglie trentini, vittime di un raggiro sul web, non fanno parte però della schiera di truffati che si sono fatti ingolosire dal prezzo esageratamente basso del prodotto o che imprudentemente hanno affidato ad uno sconosciuto le coordinate della loro carta di credito: sono incappati in una truffa ben architettata, che potrebbe indurre in errore altre persone.

Questa volta il truffatore non ha giocato con la buona fede delle vittime, anche perché la posta si è fatta alta (migliaia di euro pari al valore delle auto proposte) e richiedeva un raggiro più articolato: ha dunque puntato ad ingannare gli acquirenti «distratti» o poco informati del meccanismi della rete, comunicando con loro attraverso una e-mail simile a quella del sito di compravendite. Le persone interessate all'acquisto pensavano che si trattasse di un servizio di intermediazione, mentre il truffatore cercava di «piazzare» un prodotto virtuale

La Mercedes Classe A vecchio modello era pubblicizzata sul sito al prezzo di 3mila euro, poco meno della quotazione di mercato pari a 3.500 euro. La coppia trentina, rimasta a piedi per la rottura della macchina, ha notato l'annuncio e, come previsto dal sito,  contattato tramite e-mail il venditore. Quest'ultimo ha risposto subito alla richiesta di maggiori informazioni e ha sondato il terreno: ha infatti raccontato, ingannando gli interlocutori, di aver firmato un contratto che prevedeva che il sito facesse da mediatore per la compravendita. Dunque - sosteneva il truffatore - i contatti d'ora in poi sarebbero stati con il sito stesso. Marito e moglie non hanno contestato la procedura, evidentemente ignorando che nelle vendite on line la trattativa è diretta fra chi offre e chi compera.

Intuendo che il raggiro era possibile, il malintenzionato ha mosso tutte le sue pedine. Alla coppia è effettivamente arrivata una e-mail con un indirizzo simile a quello del sito. È così iniziato uno scambio di comunicazioni, per chiedere altre immagini dell'auto, dettagli e pure una foto del libretto di circolazione: tutto ciò che la coppia chiedeva ha ottenuto risposte precise e veloci. La decisione di procedere all'acquisto, a quel punto, è stata altrettanto celere: marito e moglie avevano necessità di comperare un'auto, il prezzo era buono, la trattativa sembrava chiara. Attraverso le modalità di pagamento indicate, ossia con bonifico bancario, è stata versata la cifra pattuita, pari a tremila euro.

Ma i coniugi stavano trattando non con il sito, bensì con il truffatore. I giorni passavano e non arrivavano notizie né dell'auto, né dell'arrivo corretto dei soldi sul conto corrente. La coppia si è rivolta alla polizia postale di Trento per denunciare l'accaduto.

Il truffatore, come gli investigatori hanno scoperto, si nascondeva dietro ad un «dominio», ossia alla parola che segue il «www» e che di solito identifica un privato, un ente o una ditta. Il dominio è unico (non ci possono essere due domìni con lo stesso nome), deve essere registrato e da questo si possono creare delle caselle di posta elettronica. Il truffatore avrebbe acquistato il dominio (registrato in Francia) con un nome simile al sito di compravendita (si trattava di un nome composto), poi creato le e-mail e contattato gli acquirenti. La coppia pensava di confrontarsi con un mediatore, in realtà era in contatto con il malintenzionato. Per recuperare i tremila euro, finiti in un conto corrente in Germania, si attende l'esito della rogatoria internazionale.
                                                                    

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