Buona scuola, record di emendamenti Sono 14.000 quelli depositati

La battaglia delle opposizioni contro il disegno di legge sulla «Buona scuola» si annuncia durissima. In aula, il prossimo 7 giugno, sarà ostruzionismo vero. Ieri scadeva il termine per presentare gli emendamenti e quelli depositati sono da record: circa quattordicimila. Numeri mai visti in consiglio provinciale.

Ai 7.500 presentati congiuntamente da Claudio Cia (gruppo misto), Maurizio Fugatti (Lega Nord), Giacomo Bezzi (Forza Italia) e Manuela Bottamedi (gruppo misto), si aggiungono gli oltre 3000 di Filippo Degasperi, consigliere del Movimento 5 Stelle. Numeri che, in assenza di un accordo - «Adesso vediamo cosa farà Rossi», dicono le opposizioni - potrebbero paralizzare i lavori del consiglio provinciale per settimane.

Discorso a parte va fatto per la Civica trentina, che già nei giorni scorsi ne aveva presentati 1.400, ma che punta a fare approvare dall’aula un ordine del giorno per affermare il primato della famiglia nella scelta di far seguire o meno ai figli i corsi che dovessero essere organizzati nelle scuole contro il bullismo omofobico o altri temi per contrastare l’omofobia a seguito della mozione approvata dal consiglio provinciale un mese fa.

Poche decine gli emendamenti presentati invece da Progetto Trentino. Marino Simoni, capogruppo, se condivide la battaglia di Borga, prende invece le distanze dalle altre minoranze: «Noi riteniamo che questa legge vada approvata, è possibile un miglioramento su alcune cose,ma non condividiamo l’ostruzionismo dei colleghi».

«Sono emendamenti volti a ottenere miglioramenti al testo di legge, eliminando alcuni passaggi ritenuti una carta carbone della “Buona scuola” di Renzi - dicono invece Bezzi, Bottamedi, Cia e Fugatti - non rispettosi delle nostre competenze autonome e non aderenti al contesto scolastico trentino, includendo invece le richieste di chi nella scuola ci vive e lavora tutti i giorni».

I consiglieri vogliono «portare a casa lo stralcio del discusso ambito territoriale e della chiamata diretta dei docenti, come peraltro fatto a Bolzano, ritenendoli strumenti che si prestano a creare un collegio docenti completamente asservito al dirigente. Quale insegnante oserà criticare o mettersi contro il proprio dirigente per lavorare?», si domandano. Altro elemento sul quale l’opposizione vuole intervenire è la valutazione in itinere dell’operato dell’insegnante: attraverso un emendamento mirato, come evidenzia Bottamedi, si vuole privilegiare e dare valenza al cosiddetto primo anno di prova, «un periodo formativo che dovrebbe diventare realmente selettivo valorizzando al momento dell’ingresso le capacità degli insegnanti effettivamente idonei alla professione docente». Ma i quattro consiglieri chiedono anche il blocco degli accorpamenti degli istituti scolastici, «tutelando quindi le specificità territoriali e l’autonomia organizzativa e didattica di ogni Comprensivo».

Questioni sulle quali i consiglieri auspicano un «dietrofront» di Rossi. «Se siamo arrivati a questo punto - attacca Fugatti - è per responsabilità sua e per come ha gestito tante partite, come quella sull’omofobia. Questo è il risultato. Dopo di che, se nel merito venissero approvate alcune questioni che abbiamo posto, ben venga». Anche Bottamedi auspica un’apertura. «Le capacità di Rossi di trattare mi paiono limitate - dice - Ma la politica è anche capacità di confronto e mediazione, un confronto mancato nell’elaborazione di questa legge, che non vorrei si riproponesse anche in aula. Sarebbe preoccupante se Rossi si ostinasse ad andare avanti di fronte a 13mila emendamenti».

Sono oltre tremila gli emendamenti presentati dal Movimento 5 Stelle. «Riconosco la legittimità di Rossi nel fare le riforme, se ne assume la responsabilità, ma noi faremo la nostra battaglia - dice Filippo Degasperi - Noi avevamo un programma preciso sulla scuola e ora lo portiamo avanti, perché va in direzione opposta». E le questioni di merito su cui segna la distanza sono molteplici. «Parliamo della chiamata diretta: se si vuole imporre, almeno chiediamo che questi fantomatici criteri previsti in legge, siano oggettivi, trasparenti e concordati. Rimane per esempio irrisolto il problema di cosa fare con gli insegnanti esclusi. Collegato a questo c’è la premialità. Si pensa di motivare l’insegnante dando più soldi: da questo si capisce che, chi ha fatto questa riforma, non ha mai messo piede in una scuola. Se l’insegnante fosse motivato dai soldi - dice - farebbe un altro lavoro. E dove si parla di risorse, visto che sono stanziate dalla giunta, servono parametri trasparenti e chiari. Infine  - conclude - bisogna assolutamente riequilibrare il rapporto tra scuole private e provincia. Se la trasparenza non c’è, la convenzione deve saltare».

Il presidente Rossi, per ora, non commenta la pioggia di emendamenti. Una decina di giorni fa, all’indomani dello sciopero della scuola, il governatore era stato però chiaro: «Il disegno di legge sulla “Buona scuola” è già stato emendato e in consiglio provinciale non ci saranno modifiche che rischino di snaturarne il contenuto». Di martedì la notizia che la giunta ha accolto una serie di emendamenti per venire incontro alle richieste dei sindacati. Quanto all’ipotesi ostruzionismo, ventilata a più riprese dalle opposizioni, Rossi aveva risposto: «Mi auguro che non ci sia, perché questa legge è fondamentale, ma proprio per questo in ogni caso affronteremo l’ostruzionismo senza timori».

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