«Terrorismo, in Trentino nessun pericolo specifico ma l'attenzione è massima»

di Sergio Damiani

Massima allerta, ma nessun allarmismo, Può essere sintetizzata così la situazione della sicurezza sul nostro territorio provinciale. Anche in Trentino, come nel resto del Paese, il livello di allerta è a livello 2 su una scala di 4. Dopo la nuova, sanguinaria raffica di attentati a Bruxelles, il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha convocato al Viminale il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica: la decisione è stata di mantenere il livello di allerta a 2, in vigore dal 13 novembre, facendo «piccoli ritocchi e aggiornamenti» ai protocolli d'intervento. D'altronde il rischio zero non esiste. «Si possono solo stringere i bulloni della macchina e far funzionare al meglio la prevenzione», ha detto il ministro.

A Trento ai bulloni hanno già dato un primo giro di vite. «Con il questore, e i comandanti provinciali di carabinieri e guardia di finanza siamo in contatto costante - sottolinea Domenico Lione, viceprefetto vicario facente funzioni di commissario del Governo - ci siano riuniti anche ieri (martedì, ndr) per fare il punto della situazione». Quali sono dunque le risposte all'allarme terrorismo a livello locale? «Non c'è un allarme specifico per il Trentino - sottolinea Lione - ma c'è una situazione generale che, anche sulla base delle indicazioni che ci vengono dal ministero, ci induce ad un atteggiamento di massima attenzione, ma senza allarmismi. Questo significa, per esempio, che tutte le pattuglie sul territorio sono particolarmente sensibilizzate. Ci sono poi degli obiettivi che in questi casi vengono monitorati più di altri».

Quali sono gli obiettivi? «Non ha senso divulgare le singole località. Diciamo solo che abbiamo piani dettagliati che non si limitano certo a dislocare pattuglie sul territorio. Un elevato livello di attenzione significa anche, per esempio, fare attività di prevenzione attraverso i segnali che vengono delle nostre fonti sul territorio». 

Veri e proprio obiettivi sensibili in Trentino non esistono. Ci sono situazioni che, per il solo fatto di richiamare molte persone, sono "sorvegliate speciali". Il capo della polizia Alessandro Pansa in una circolare inviata nel novembre scorso ai questori ed ai prefetti di tutta Italia li ha definiti soft target , luoghi cioè che in determinate ore sono affollati e che devono essere vigilati con più attenzione. In Trentino si fa presto a individuarli: Muse, Castello del Buonconsiglio, PalaTrento in occasione delle partite di basket e volley, Auditorium Santa Chiara e teatro Sociale, ma anche eventi, civili e religiosi, che richiamino grandi folle. L'attenzione è massima nel capoluogo, ma le misure per la sicurezza riguardano tutta la provincia. 

Si tratta di misure di prevenzione che da sempre vengono attuate ma che, in questo preciso momento storico, richiedono un maggior coordinamento e la massima attenzione da parte delle forze dell'ordine, ma anche dei cittadini. Il ministro Alfano lo ha ribadito di recente in un'informativa al Senato: «Sono state date precise disposizioni per assicurare che in tutti gli eventi con folla ci siano accurati e minuziosi controlli di polizia per prevenire l'infiltrazione di elementi pericolosi».

«È arrivato il momento che in Italia venga proclamato lo stato d'emergenza perché siamo pesantemente infiltrati dal radicalismo islamico. Occorre chiudere le frontiere per evitare un'invasione di clandestini che è un'assoluta follia. Il governo? Non sta difendendo il suo popolo. Il Papa? Non lo capisco». A lanciare l'allarme è stato ieri Magdi Allam, politico e scrittore egiziano naturalizzato italiano, arrivato a Trento per prendere parte ad un convegno promosso da Fratelli d'Italia e per presentare il suo libro «Islam - Siamo in guerra»

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