L'invalido lavorò 2 mila ore in più, ora chiede i danni alla Provincia

Un tesoretto di oltre 2.000 ore da recuperare, come dire un anno di ferie o un gruzzolo di circa 20 mila euro netti. È il beneficio che - dopo una lunga battaglia legale, non ancora conclusa perché le parti ora si affrontano per il duello finale in Cassazione - è stato riconosciuto dalla Corte d’appello ad un grande invalido che, fino a pochi mesi fa, lavorava per la Provincia.

Un tesoretto di oltre 2.000 ore da recuperare, come dire un anno di ferie o un gruzzolo di circa 20 mila euro netti. È il beneficio che - dopo una lunga battaglia legale, non ancora conclusa perché le parti ora si affrontano per il duello finale in Cassazione - è stato riconosciuto dalla Corte d’appello ad un grande invalido che, fino a pochi mesi fa,  lavorava per la Provincia.

Ma il contenzioso sull’orario potrebbe non essere l’unico: l’invalido ora chiede alla Provincia 120 mila euro di danni quale risarcimento del danno morale, biologico ed esistenziale per gli 8 anni in cui ha dovuto lavorare due ore al giorno più del dovuto con pesanti ripercussioni sulla sua vita e sul suo già precario stato di salute. Il braccio di ferro vede protagonisti da un lato la Provincia e dall’altra il suo dipendente invalido, difeso dall’avvocato Maria Cristina Osele.

Il dipendente è un ex carabiniere che quando era militare ebbe un grave incidente in servizio. Ne riportò danni permanenti come dimostra il fatto che la Commissione medica militare gli riconobbe la superinvalidità. Passato alle dipendenze della Provincia, l’uomo nel 2008 chiese che gli venissero riconosciuti i benefici previsti dalla  «Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate». In particolare il lavoratore chiedeva la riduzione di due ore di lavoro giornaliere per lui preziose per rientrare la sera a casa (abita infatti in una valle) e per venire incontro alle sue precarie condizioni di salute (l’uomo era affetto da varie, gravi patologie).

La Provincia però ha dato risposta negativa. La motivazione era puramente giuridica. Secondo l’ente quel beneficio non spettava ai grandi invalidi, ma solo agli invalidi di guerra. Nel 2013 il Tribunale di Trento ha dato torto all’invalido respingendo il suo ricorso. La sentenza però nel 2014 è stata ribaltata dalla Corte d’appello di Trento secondo cui il ricorrente come grande invalido aveva diritto alla riduzione d’orario.

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