Il Cafè de la Paix si arrende e chiude: «Presi in giro dalle istituzioni»

«Ci sentiamo presi in giro. Prima abbiamo vinto un bando per portare in questo angolo, allora degradato, del centro storico un locale che facesse anche cultura. Lo abbiamo fatto senza chiedere un solo euro di denaro pubblico. E ora ci trattano come delinquenti. No grazie, noi non ci stiamo più». E così, dopo l’ennesima lettera dell’Itea e l’ultima visita dei vigili urbani a caccia di qualche decibel di troppo, i soci del Cafè de la Paix hanno deciso di gettare la spugna. Quello che è stato uno dei locali più innovativi aperti in città negli ultimi anni chiude i battenti. 

L’annuncio, dal  sapore di necrologio, è stato postato su Facebook: «L’associazione Cafè Culture, gestrice del Cafè de la Paix annuncia con estremo dispiacere la chiusura del circolo Arci, chiusura che avverrà alla fine del mese di maggio. Siamo arrivati a prendere questa sofferta decisione dopo una lunga serie di ammonimenti da parte degli enti pubblici. Enti pubblici come Itea spa, le cui lettere di lamentele arrivano copiose ormai da mesi e che con toni sempre più aspri ci invitano a rispettare il silenzio assoluto a partire dalle ore 22, tenendo sotto controllo i latrati dei cani e il vociare di clienti e bambini».

L’aspetto surreale è che il circolo viene osteggiato per aver svolto bene l’incarico assegnato dagli stessi soggetti che oggi lo attaccano: «Abbiamo risposto ad un bando, l’abbiamo vinto, abbiamo investito le nostre energie, i nostri risparmi ed ora ci troviamo ostaggio di quelle stesse istituzioni che hanno voluto che il Cafè de la Paix prendesse forma».  La decisione di chiudere non è una provocazione. «Non so cosa faremo dopo delle nostre vite, non c’è un progetto per il domani - dicono da passaggio Teatro Osele - di certo c’è che così non si poteva andare avanti. L’amara conclusione è che siamo stati usati: la città ci ha chiesto di creare un servizio, noi abbiamo risposto, e ora ci accusano di creare insicurezza e disturbo».

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