Maxine, stroncata a dieci anni. La chiamavano «la guerriera»

Ha trascorso metà della sua vita a lottare contro un male terribile. Ma metà della sua vita erano solo cinque anni. Maxine Cozzio, morta ieri mattina all'ospedale di Trento, aveva infatti appena 10 anni

Ha trascorso metà della sua vita a lottare contro un male terribile. Ma metà della sua vita erano solo cinque anni. Maxine Cozzio, morta ieri mattina all'ospedale di Trento, aveva infatti appena 10 anni.

Troppo pochi per andarsene, troppo pochi per farsi portare via da una malattia contro cui la medicina ha sicuramente fatto molti progressi, ma che ancora falcidia tante vite. E che ultimamente in Trentino sta mietendo troppe vite giovani: a Levico Terme, due giorni fa, per la stessa patologia che si è portata via la piccola Maxine, è deceduta una ragazza di 17 anni, Glei Mashi.


Maxine era l'unica figlia di Matteo Cozzio, titolare della Falegnameria Rendena di Spiazzo, e di Mary Ballardini, residenti a Madonna di Campiglio. Il suo calvario era iniziato cinque anni fa, alla fine della scuola materna: la diagnosi era stata brutale. Subito erano iniziate le terapie, prima a Padova, poi a Trento. Ma la sua vita era proseguita e dall'asilo era approdata alla scuola elementare: il primo anno aveva avuto l'insegnamento a domicilio, poi era stata meglio, tanto da aver frequentato la seconda e la terza regolarmente, con una gran voglia di fare. Era così vitale, così orgogliosa - ricorda chi la conosceva bene - da non voler far vedere mai di essere indietro rispetto a qualcosa o a qualcuno.


I suoi compagni, i suoi amici, la chiamavano «la guerriera»: ma se era così forte era anche grazie a loro, che le erano sempre stati vicini, telefonandole, andando a trovarla, inviandole quotidianamente messaggi quando non poteva essere in classe. Guerriera, fino in fondo. Ed era un soprannome meritatissimo, perché Maxine appena poteva inforcava anche gli sci e si buttava già dalle piste di Campiglio, coi compagni dello sci club che frequentava fin da piccola. Era un esempio, aveva insegnato anche agli adulti come affrontare le difficoltà: sempre col sorriso sul volto, tra un periodo sì e uno no, Maxine era cresciuta, arrivando con tenacia alla quarta. Poi era mancata da scuola, per sottoporsi a un intervento che doveva essere risolutivo ma che l'aveva costretta prima in ospedale e poi a casa per mesi.


Nel settembre scorso il rientro in quinta: tutto andava bene, fino a dieci giorni fa, quando una crisi ha portato di nuovo la piccola in ospedale a Trento. Un ricovero da cui non si è ripresa. Ieri, verso le 13, la drammatica notizia ha fatto rapidamente il giro del paese, dove tutti conoscevano Maxine anche perché in questi anni intorno alla famiglia si era creata una rete di solidarietà vera, da piccola comunità che sa farsi grande e dimenticare tutto, quando serve, per stringersi intorno a chi ne ha bisogno.


La notizia è corsa in paese e su Facebook, dove le parole spese sono state poche ma significative: «La morte è ineluttabile ma profondamente ingiusta quando si porta via i più piccoli...» «Spezza il cuore, vorresti vederla in giardino a giocare con i suoi gatti... non è giusto» «Non posso pensare che questa sia una cosa accettabile. E ancora una volta mi chiedo: perché?». A scuola già chiusa, è toccato alle famiglie dare la tristissima notizia ai piccoli amici di Maxine, mentre a casa dei suoi genitori si sono recati in tanti, dal parroco don Mario Bravin, che era catechista della bimba, alle maestre, a gruppi di mamme e papà.
Domani, alle 14.30, l'ultimo saluto alla piccola grande «guerriera», nella chiesa parrocchiale.

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