Appalti e tangenti: arrestato Incalza, il «capo» al ministero

Dal «Sistema gelatinoso» al «Sistema» e basta. Uno dei mille rivoli dell'indagine sulla Cricca ha portato alla scoperta di quella che la procura di Firenze ritiene fosse la «cupola» che pilotava grandi appalti pubblici in tutta Italia, come quelli legati all'alta velocità, a Expo e pure alle autostrade, come la Salerno-Reggio Calabria. I protagonisti «principali» di quello che i magistrati hanno ribattezzato «Sistema» sono Ercole Incalza (nella foto) , già capo della Struttura tecnica di missione al ministero delle infrastrutture, e un imprenditore, Stefano Perotti.

Dal «Sistema gelatinoso» al «Sistema» e basta. Uno dei mille rivoli dell'indagine sulla Cricca ha portato alla scoperta di quella che la procura di Firenze ritiene fosse la «cupola» che pilotava grandi appalti pubblici in tutta Italia, come quelli legati all'alta velocità, a Expo e pure alle autostrade, come la Salerno-Reggio Calabria. I protagonisti «principali» di quello che i magistrati hanno ribattezzato «Sistema» sono Ercole Incalza (nella foto) , già capo della Struttura tecnica di missione al ministero delle infrastrutture, e un imprenditore, Stefano Perotti.

Entrambi sono stati arrestati. La polemica politica si è concentrata invece sul ministro per le infrastrutture, Maurizio Lupi per il suo «strettissimo legame» con Incalza.

Il M5S e i Verdi hanno chiesto le dimissioni del ministro e Sel sembra orientata a fare altrettanto. Ma per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio «è prematuro trarre elementi di colpevolezza per il ministro e il governo».

L'inamovibile Incalza, il «dominus totale» che, ricorda il gip, ha ricevuto lo stesso incarico «da ogni compagine governativa che si è succeduta negli anni» dirigeva «ogni grande opera, predisponendo le bozze della legge obiettivo e individuando di anno in anno quelle da finanziarie e quelle da bloccare».

Secondo i carabinieri del Ros, coordinati dai pm Luca Turco, Giuseppina Mione e Giulio Monferini, Incalza «sceglieva» gli appaltatori «amici» suggerendo poi loro il nome dei direttori dei lavori, sempre persone riferibili a Perotti. In cambio riceveva compensi per consulenze, come i 500 mila euro ottenuti da una società impegnata nella Av Firenze-Bologna o i 700 mila dati da un'altra ditta a suo genero, Alberto Donati.

I Ros hanno perquisito società in tutta Italia, anche sedi di Rfi e di una controllata dall'Anas. Dei 51 indagati, Incalza e Perotti sono in carcere. Ai domiciliari sono finiti l'imprenditore Francesco Cavallo e Sandro Pacella, collaboratore di Incalza.

Fra coloro che non sono destinatari di misure cautelari ci sono gli ex sottosegretari ai trasporti Rocco Girlanda e Antonio Bargone, l'ex deputato Stefano Saglia, poi nel cda di Terna, Vito Bonsignore, ex presidente del gruppo Ppe, e l'ex manager di Expo, Antonio Acerbo. Ognuno di loro, secondo l'accusa, ha avuto un ruolo in appalti pilotati. L'ammontare? In una intercettazione, Perotti spiega che le sue società hanno ricevuto in 10 anni lavori per 25 miliardi di euro. Il politico più in vista, ovviamente, è Lupi, quale titolare del ministero dove lavorava Incalza.

«Se viene abolita la Struttura Tecnica di Missione - dice il ministro in una telefonata - non c'è più il governo!». Secondo gli inquirenti questa conversazione «ben rappresenta» l'importanza della Struttura tecnica di cui era a capo Incalza.

Un altro aspetto riguarda il figlio del ministro, Luca Lupi. Il gip Angelo Pezzuti nell'ordinanza spiega che Perotti si è adoperato con un imprenditore indagato, il cognato Giorgio Mor, per farlo assumere. Dalle carte, però, emergono i dubbi di Mor e Perotti, che temono sia poco opportuno.

Secondo il gip, questo atteggiamento «non è comprensibile al di fuori di uno scenario illecito. Nulla può impedire a costoro di assumere le persone che vogliono» salvo che ciò «possa essere immaginato quale corrispettivo di qualche utilità fornita da Maurizio Lupi per il tramite di Ercole Incalza».

Nelle telefonate, Incalza si attribuisce anche una serie di meriti politici: quello di aver sponsorizzato Riccardo Nencini per la poltrona di viceministro alle infrastrutture e quello di aver scritto «il programma di governo» dell'Ncd. Sono «in attesa del benestare di Angelino Alfano e di Maurizio Lupi», dice Incalza all'interlocutore. «È millantato credito», ha detto Nencini.

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