Tensione in Trentino Trasporti, c'è il rischio sciopero

di Domenico Sartori

Non demordono, gli autisti del servizio urbano di trasporto di Trento e Rovereto. Pronti e determinati, se necessario, ad incrociare le braccia e a tenere spenti i motori dei bus. Nella riunione dell'altra sera, presso la sala mensa di via Marconi a Trento, hanno indicato una data possibile per lo sciopero: sabato 13 dicembre, giorno di Santa Lucia vergine e martire. Sul tavolo della trattativa con l'azienda, Trentino Trasporti Esercizio spa, c'è dunque anche la minaccia dello sciopero. In realtà, le posizioni sono differenziate: per la linea più intransigente sono gli iscritti alla Faisa Cisal e all'Orsa, mentre i rappresentati di Cisl e Uil vogliono prima confrontarsi con i rispettivi direttivi.

 In mezzo, la Cgil, che ha aderito allo stato di agitazione formalizzato nei giorni scorsi, ma confida in una mediazione. Nodo del contendere è la disdetta, stabilita unilateralmente dall'azienda, del contratto integrativo di secondo livello limitatamente agli autisti del servizio urbano di Trento e Rovereto. Una disdetta, comunicata a metà ottobre, conseguenza della «bocciatura», lo scorso luglio da parte degli autisti, della bozza di accordo raggiunta tra azienda e sindacato. L'azienda è stata chiara: gli autisti dovranno lavorare 24 minuti in più al giorno. Viene cioè meno l'accordo che aveva portato all'«indennità di agente unico». Si tratta, per la spa, di recuperare il costo relativo allo spostamento del deposito bus da via Marconi a via Innsbruck. Ma, nella sostanza, per i 300 autisti in servizio nei due centri urbani, la trasformazione in lavoro effettivo dei 24 minuti (10 di guida e 14 per il trasferimento da e per l'autorimessa) è inaccettabile.

Dice Michele Givoli (Faisa): «L'incontro con il vertice dell'azienda, il 3 novembre, non ha portato a nulla, e noi abbiamo ribadito che non siamo disponibili a sopportare i costi del trasferimento. Il fatto è che l'azienda non ha voluto prendere in considerazione la nostra proposta unitaria del 24 febbraio scorso, quando, per i 24 minuti, si chiedeva che i turni iniziassero e finissero nella stesso punto di partenza, piazza Dante o via Marconi che fosse. E siccome, con la disdetta, l'azienda deciderà come crede i turni, siamo pronti alla sciopero».

Stefano Montani , della Cgil, osserva: «Con la vertenza aperta, si riapre il tavolo, e io confido si possano trovare spazi di mediazione». Il 24 luglio s'era raggiunto un accordo che prevedeva, oltre alla stabilizzazione di 35 precari e la fine del blocco del turn over, anche il rinnovo dell'affidamento «in house» per cinque anni, fino al 2019. Sul punto, Montani contesta la scelta del Comune di Trento: «Anziché allinearsi alla scadenza del 2019, ha scelto di prorogare il contratto di servizio solo fino a fine 2015: una decisione che, in questo momento di trattativa, equivale a gettare benzina sul fuoco».

Monica Baggia , presidente di Trentino Trasporti Esercizio, ridimensiona la questione: «Ricordo che non è in discussione né una riduzione di organico, né di retribuzione, ma solo una riorganizzazione dei turni con il recupero dei 24 minuti. Non siamo proni a nessuno, come dicono, ma anzi c'è una condivisione con i Comuni azionisti. In una situazione di piena crisi e di disoccupazione crescente, non mi pare molto popolare insistere sui 24 minuti. La disponibilità a trattare c'è, ma la disdetta non è revocabile».

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