Gli asili del Trentino sono i più cari d'Italia

Gli asili trentini sono i più cari d'Italia. Lo rivela il rapporto dell'Istat sull'offerta di servizi socio-educativi per la prima infanzia. Per mandare il proprio figlio all'asilo una famiglia paga mediamente 2.500 euro all'anno. La spesa dei Comuni supera i 28 milioni e la compartecipazione degli utenti è di 8,2 milioniI tuoi commenti

di Giuseppe Fin

asilo nido bambiniTRENTO - Una famiglia trentina per mandare il proprio figlio in un asilo nido paga mediamente 2 mila e 500 euro all'anno. Un importo che, se raffrontato alle altre regioni italiane, risulta essere il più alto in Italia. Questo uno dei dati che sono stati presentati dall'Istat all'interno del rapporto sull'offerta comunale di asili nido e altri servizi socio - educativi per la prima infanzia. 
 
Una analisi minuziosa dei costi per gli asili nido che nella nostra provincia le famiglie e le istituzioni devono sostenere. Al 31 dicembre del 2012 i bambini iscritti sono stati circa 3 mila e 200 e la spesa sostenuta dai comuni singoli o associati è stata di oltre 28 milioni e 300 mila euro con una  compartecipazione complessiva degli utenti che si è attestata a 8 milioni e 200 mila euro, circa il 22,5 % di copertura della spesa. Dando uno sguardo a livello nazionale, l'Istat sottolinea come l'offerta pubblica di servizi socio-educativi per la prima infanzia sia caratterizzata da ampie differenze territoriali, sia in termini di spesa che di utenti.
 
Tra gli aspetti principali, si conferma la carenza di strutture nelle regioni del Mezzogiorno e non sono visibili segnali di convergenza. Aumenta, al contrario, la distanza fra le Regioni in cui il sistema di servizi per la prima infanzia è più consolidato e le Regioni in cui l'offerta pubblica è tradizionalmente più carente. Per quanto concerne la distribuzione regionale dell'indicatore di presa in carico degli utenti per l'anno 2012/2013, la provincia di Trento arriva ad un valore del 20,7% dei residenti dai 0 ai 2 anni, ben più alto di Bolzano, dove, secondo l'Istat, l'indicatore è del 10,3%.
 
Vi sono poi due estremi con la Calabria che ha una capacità di presa in carico del 2,1%  e l'Emilia- Romagna, con il 27,3% addirittura in aumento dal 27,2% dell'anno precedente.
 
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