«Subito il nuovo ospedale»

Il Trentino ha bisogno urgente del nuovo ospedale, quello che c'è è cadente e fuori norma. Il grido d'allarme arriva dal dottor Enzo Galligioni, responsabile del reparto di Oncologia e presidente dei primari ospedalieri. «Sono convinto che non si possa andare avanti ancora a lungo col S. Chiara. Credo che non vi sia un impianto a norma, se fossimo una casa privata ci avrebbero già chiuso». E a chi sostiene che si potrebbe ristrutturare e tenersi il Santa Chiara replica: «Le ristrutturazioni sul corpo della struttura hanno solo spostato il problema. Per tamponare la situazione ci vorrebbero 130 milioni col risultato di avere una struttura vecchia e cadente»

di Franco Gottardi

Il reparto di oncologia dell'ospedale è a piano terra in una palazzina costruita negli anni Ottanta, tra le più recenti del vecchio Santa Chiara. Lo studio del primario, il dottor Enzo Galligioni, è in una stanza decorosa ma a ben guardare, spostando qualche sedia messa lì per cammuffare, alla base delle pareti, lungo l'intero perimetro della stanza, l'intonaco si sta scrostando e si creano delle bolle inquietanti. «I tecnici mi dicono che è a causa dell'acqua che perde dagli impianti e va a depositarsi in basso» spiega il dottore, che è anche il presidente dei primari ospedalieri. Una situazione che se limitata ad un ufficio potrebbe anche non essere così grave, ma lo diventa perché è solo l'esempio di uno stato di sofferenza dell'intera struttura, reso particolarmente evidente qualche mese fa quando a causa di una rottura si dovettero chiudere due sale operatorie che erano state allagate.
 

Dottor Galligioni, eppure recentemente qualche suo ex collega ha detto che fare un ospedale nuovo è uno spreco e che il Santa Chiara potrebbe essere sistemato e reso funzionale. Lei che ne pensa?
Io sono convinto, e con me lo sono anche gli altri primari con cui mi sono confrontato, che non si possa andare avanti ancora a lungo col vecchio ospedale. È una struttura che ha ormai una sessantina d'anni e soffre l'età. Credo che non vi sia un impianto a norma sul piano elettrico, dell'antincendio, sul piano sismico e antifulmini. Penso che se fossimo una casa privata ci avrebbero già chiuso e se siamo ancora aperti è solo perché una struttura sanitaria del genere non si può chiudere da un giorno all'altro.
 

Si potrebbe però ristrutturare e sistemare dove c'è bisogno.
Non credo. Io lavoro qui dal 1996 e ricordo che un paio d'anni dopo vennero l'allora presidente della Provincia Dellai e l'assessore Grisenti. Ci dissero che si poteva ristrutturare o in alternativa fare un nuovo ospedale nel giro di 5 anni. Ne sono passati 18 e le ristrutturazioni hanno solo spostato il problema.
 

Vuole dire che anche le nuova ala è da buttare?
No certo, quella è stata fatta anche benino. Dico però che le ristrutturazioni sul corpo della struttura hanno solo spostato il problema. Oggi per tamponare la situazione ci vorrebbero 130 milioni ma senza riuscire a mettere tutto a norma e col risultato di avere una struttura vecchia e cadente, non quello che ci si aspetta per un ospedale.
 

Certo il Not costerà molto di più.
Ma sarà fatto secondo criteri più moderni per rendere efficiente la gestione. Oggi c'è un grosso problema di sicurezza sia per i pazienti che per gli operatori. È una questione importante che può anche trasformarsi in certi casi in motivo di contenzioso medico-legale.
 

In effetti quelle stanze con sei letti sono una rarità nel panorama ospedaliero.
Appunto. La maggior parte dei reparti ha i bagni sul corridoio. Oggi nessuno penserebbe di dividere una stanza d'albergo con degli sconosciuti, invece il comfort a cui siamo abituati ce lo dobbiamo dimenticare proprio in un momento di difficoltà e di debolezza. E il problema non è solo quello.
 

Cos'altro?
Ad esempio non c'è la climatizzazione e d'estate si soffre. Gli impianti di condizionamento sono limitati agli studi e a certe aree ma non ci sono nelle stanze dei pazienti. In termini di organizzazione poi quei lunghi corridoi costringono gli infermieri a perdite di tempo con l'impossibilità di tenere sott'occhio i pazienti. È un disagio per tutti.
 

Ci rassicura almeno su impianti e sale operatorie?
Mi piacerebbe, ma non posso non sottolineare che le sale operatorie distribuite su tre piani sono una dispersione di risorse e personale. Nella prospettiva di un nuovo ospedale si potrà anche dire: ok stringiamo i denti e andiamo avanti. Ma per dire che il Not non serve a mio avviso ci vuole una certa dose d'incoscienza.
 

Cosa dice della collocazione del Not, che in passato sollevò ampie discussioni?
Io non mi addentro nelle scelte politiche. Dico solo che si deve fare e si deve fare in fretta. Un grosso limite del Santa Chiara è l'accessibilità e la mancanza di parcheggi. I dipendenti ingaggiano ogni giorno lotte all'ultimo sangue per trovare un posto auto e alle 6 del mattino ci sono due sorveglianti all'ingresso del parcheggio riservato che controllano che altre auto non si infilino in coda per rubare l'attimo e passare prima che si abbassi la sbarra.
 

La sanità costa molto. Più di un quarto del bilancio provinciale se ne va lì. Non è che investendo sul nuovo ospedale si avrà una struttura di elite finendo per trascurare il sistema sanitario sul territorio?
Il Santa Chiara è l'ospedale di riferimento per la sanità trentina. Non deve essere bello e comodo per chi ci lavora ma per i pazienti. Deve essere funzionale e non sprecare risorse. Altro problema è quello di potenziare il territorio e l'assistenza domiciliare. Anche perché con quel che costa un letto di ospedale non è pensabile dedicarlo a un'assistenza che non sia intensiva.
 

Già, i posti letto. Il Not ne prevede meno del Santa Chiara, eppure la popolazione aumenta. Non è un controsenso?
No, perché se deve essere un ospedale per acuti ci sono dei precisi parametri che permettono di calcolare il numero di posti letto. Il fatto è che storicamente si è abituati ad usare l'ospedale per tante altre esigenze, dal ricovero dei malati cronici a coloro che hanno bisogno di assistenza. Sono aspetti legati anche all'invecchiamento della popolazione. Ma questo tipo di malati ha bisogno di strutture diverse, orientate più verso l'assistenza che non la cura immediata.
 

Nei prossimi giorni il Tar si esprimerà sui ricorsi relativi alla gara d'appalto per il Not. Il rischio è che l'iter giudiziario finisca per ritardare l'inizio dei lavori.
Non entro nelle dinamiche della magistratura, che deve svolgere il proprio compito. Ma quel che è certo è che il nuovo ospedale deve essere fatto presto e bene. Io tra due anni andrò in pensione e non ci lavorerò mai, ma lo dico per i miei colleghi e per la popolazione trentina.

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