Ora servirebbe un miracolo

di Guido Pasqualini

«La finale non conta, conta solo vincere la finale». Al solito, Radostin Stoytchev non usa mezzi termini. Ne ha ben donde. Trento è arrivata fino in fondo in tutte le competizioni disputate in questa stagione del rilancio, ma il rischio, non peregrino, è di rimanere «senza tituli» da mettere in bacheca. Non era accaduto nemmeno nella scorsa disgraziata annata quando, proprio a inizio stagione, la Diatec seppe incamerare la Supercoppa nella finale vinta al PalaTrento contro la Lube Macerata.

Sconfitta in finale di Coppa Italia da Modena, beffata dalla Dinamo Mosca nel doppio scontro di Coppa Cev, la Trentino Volley si trova ad affrontare di nuovo la corazzata Parmareggio. In panchina c'è quell'Angelo Lorenzetti che, nel 2009, con la Copra Piacenza seppe strappare all'Itas lo scudetto in gara 5 al PalaTrento. E in campo ci sono tre azzurri (il libero Rossini, l'opposto Vettori e il centrale Piano), il palleggiatore brasiliano campione olimpico Bruninho, uno schiacciatore istrionico e imprevedibile come il francese Ngapeth, un altro martello tutto sostanza come Petric, che l'anno scorso con Atanasijevic portò Perugia in finale scudetto, e un centrale in costante crescita come il belga Verhees. 

Sull'altro fronte quella di oggi per Trento è la 45ª partita ufficiale della stagione contro i 31 match disputati da Modena, quest'anno esclusa dalle coppe europee. Pur con il fattore campo favorevole, la Diatec dovrà scontare maggiore stanchezza. Ma in questa fase il maggior handicap per la squadra di Stoytchev è la mancanza in panchina di uno schiacciatore che possa far rifiatare Kaziyski e Lanza. I due laterali, assieme al libero Colaci che gioca però in un ruolo meno sfiancante, sono gli unici della rosa ad aver disputato tutti i 106 set giocati da Trento in campionato. In compenso l'allenatore bulgaro ha pescato in Djuric l'opposto che serviva per offrire maggiori soluzioni in attacco e la società ha ritrovato il pubblico dei tempi belli. Birarelli e compagni quest'anno hanno compiuto tanti piccoli miracoli. Ne servirebbe ancora uno, il più grande di tutti.

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