Allenare la flessibilità mentale in 3 passi

Allenare la flessibilità mentale in 3 passi

di Michele de Matthaeis

STEP 2: dalla valutazione all’accettazione

Nell’ultimo articolo abbiamo imparato a conoscere meglio noi stessi e a monitorarci nel tempo. Abbiamo individuato i nostri punti di forza e le aree di miglioramento e abbiamo definito gli obiettivi per noi importanti, definendoli in modo chiaro e ordinato.

Tuttavia, fino a quando si tratta di allenare i propri punti di forza, tutto sembra più facile perché facciamo «meno fatica» (almeno da un punto di vista mentale): ma quando dobbiamo lavorare sui nostri punti di miglioramento, che spesso individuiamo come limiti e scogli da superare, allora la nostra percezione cambia totalmente: già l’allenamento risulta faticoso, perché bisogna aggiungere ulteriore fatica?

Perché se si vuole migliorare bisogna uscire dalla propria comfort zone e fare qualcosa di diverso che non si è abituati a fare o si ha paura di fare.
Questo è il passo più difficile da accettare, da fronteggiare, da pianificare: come facciamo ad allenare i punti deboli e rimanere motivati?

STEP 2: ACCETTAZIONE «Aspettare l’inaspettato, accettare l’inaccettabile», Confucio

Due gare di triathlon nello stesso weekend sono bastate per farmi riflettere a lungo riguardo i miei punti deboli. Confrontandomi con altri atleti e durante ciascuna frazione di nuoto, bici e corsa ho individuato i miei punti deboli. Quelle aree che non mi hanno permesso di esprimere il massimo dell’allenamento intenso e stancante che ho fatto in tanti mesi.

Tuttavia mi rendo conto che allenare i punti deboli richieda prima di tutto un cambio di atteggiamento mentale. L’allenamento con il tempo è diventato quasi «facile», ora si deve cambiare schemi e routine acquisiti, bisogna tornare a fare fatica, impegnare tempo e risorse in qualcosa che «viene meno facile».

Perché farlo? Lo voglio davvero? Ne vale la pena o mi accontento e continuo così? Quello che posso guadagnare rispetto ad un allenamento «facile» vale lo sforzo?

Queste sono le domande principali a cui rispondere per mettere alla prova la motivazione che è il motore che ci spinge al cambiamento.

Ad esempio un periodo di potenziamento muscolare può influire sulla prestazione in bici oppure nella corsa?

Lo scoglio più grande è individuare i nostri punti deboli ed accettarli, partire da questi, leggendoli come un punto di partenza per nuovi obiettivi, investendo nuove energie e fronteggiando nuove paure.

Fatto questo, cioè quando rispondiamo alle domande che ci siamo posti in precedenza, allora siamo pronti per pianificare un nuovo allenamento che, step by step, ci consenta di fronteggiare la fatica e ci mantenga motivati nel tempo, rendendoci più resilienti.

Questo è il secondo passo per motivarsi a perseguire i propri obiettivi, nonostante ostacoli e difficoltà, che porterà a costruire il nostro programma di allenamento mentale.

Se sei interessato ad approfondire l’ultimo STEP per superare te stesso segui il prossimo ARTICOLO del blog!

(Articolo basato sul modello Mindfulness-Acceptance-Commitment MAC di Gardner e Moore, 2007)

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