Il segreto della pace: la si ha donando

Il segreto della pace: la si ha donando

di Giancarlo Bregantini

Alla soglia del nuovo anno la prima commozione è quella di ringraziare per quanto Dio ci ha dispensato nel 2017, striato di momenti felici e di altri più tristi. Eppure, eccoci qui, ad aprire la porta del tempo sul 2018. Quanta grande la nostra trepidazione! Il passaggio dal vecchio al nuovo, un po' in tutte le circostanze, è sempre caratterizzato da emozioni contrastanti che si ingarbugliano e poi lentamente si placano. Tante sono le esperienze che portiamo con noi e tante saranno quelle che ci aspettano. Io chiudo quest'anno con un'immagine speciale, semplice, che possa davvero riassumere insieme il mio grazie e il mio augurio. È un episodio a cui ho assistito con un carico di commozione infinita. La sera di Natale sono andato a fare una breve visita ad una coppia di anziani coniugi.

Rimasti soli per queste festività, con i figli all'estero, hanno cercato, però, di non far venire meno in loro la gioia. Parlando con loro, ho chiesto con quale animo stavano vivendo questo momento e sul volto di lei ho visto subito pronte le lacrime. Ma la cosa bella è che appena si è accorto il marito, lui prontamente si è spostato nella camera accanto e improvvisamente dalla stanza dove stavamo noi si è percepita una musica dolcissima. Lui tornato da noi mi dice: «Eccellenza, io e mia moglie abbiamo una tradizione che anche quest'anno dobbiamo rispettare! Da quando ci conosciamo io la faccio ballare davanti al camino acceso, come la prima volta appena fidanzati. Mi permetta di invitare mia moglie!». La cosa, ovvio, mi strappò subito un sorriso immenso. E veramente lui si chinò sul divano ad invitare la moglie al ballo con lui. Li guardavo sbalordito, col cuore profondamente intenerito. Vedevo in loro realizzato il valore del tempo. Sì di quel tempo vissuto insieme, nella gioia e nel dolore, nella forza e nella debolezza. Si guardavano e sorridevano abbracciati di una leggerezza tale da sembrare farfalle. Amarsi per loro è essere all'altezza del tempo che hanno a disposizione, ma soprattutto di quella scelta che li ha uniti per sempre. Insieme superano la solitudine. Le paure. Le malattie. E guardano avanti con tutta l'energia che coltivano dentro, in virtù di quel capirsi instancabilmente.

Che bello! Sì, che bello affrontare ogni cosa con questa grande voglia di vivere! È possibile una serenità infrangibile di cui godere ogni giorno, ricamandola con i fili del passato, i colori del presente e le ispirazioni dell'avvenire! Specie entrando nel clima di domani, primo dell'anno, giornata mondiale della Pace. C'è un mondo intero da riportare alla pace. Non un solo popolo! Dove essa manca, tutto diventa invivibile, grigio, mortifero. Perché è evidente che «Senza un amore affidabile niente potrebbe tenere veramente uniti gli uomini. L'unità tra loro sarebbe concepita solo come fondata sull'utilità, sulla composizione degli interessi, sulla paura, ma non sulla buona volontà di vivere insieme, non sulla gioia che la semplice presenza dell'altro può suscitare». (Lumen Fidei n. 51). Non occorrono populismi.

Anche in vista del 4 marzo prossimo, per le vicinissime elezioni. Urge innervare la società di mani aperte e di confini allargati, per riassaporare il trionfo degli esempi, concreti e durevoli che profumano di coraggio e di rettitudine. Perché il segreto della pace è che la si conquista quando la si dona! La si ottiene quando la si fonda! Prendiamo in considerazione il bene che si raggiunge danzando con l'altro, non intralciandolo, non facendolo cadere! Il cuore è il generatore di tutto. Il motore che muove alla vita e a quella per tutti. Un cuore da rendere docile al richiamo del perdono. Perché da pietra torni ad essere di carne. Colpisce un passaggio del messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace, dal titolo eloquentissimo: «Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pane!». In esso, il Papa evidenzia molto l'importanza dello sguardo. Per questo, il papa ci propone quattro verbi, quattro azioni concrete che organizzano l'accoglienza, la tenda dell'incontro, nel cammino dell'io che si fa Tu.

Eccoli: Accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Con proposte precise: nuovi corridoi umanitari finalmente sicuri; migranti ben distribuiti che rivitalizzano i borghi spopolati, Scuola e cultura che ne parlino positivamente, il riconoscimento politico dello Jus Soli, come diritto nativo, che non va concesso, ma riconosciuto. Sullo sfondo, la grata memoria per un popolo, come quello italiano, che tanti emigrati ha avuto: «Amate dunque lo straniero, poiché anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto!», Deuteronomio 10,18-19).

Auguri a tutti, con grande riconoscenza al Signore per ogni suo dono.

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