Il piccolo Wolfgang scalcia e suona

di Paolo Ghezzi

Ci vuole un’anima francescana, scalza, musicale e sognante come quella di Luciano Gottardi, forse l’unico burattinaio professionista del Trentino, per farci vedere sul palcoscenico un’ecografia di Wam (Wolfgang Amadeus Mozart, una sigla che già ti investe come una sfacciata onda sonora, come un colpo di risonante vento) nella pancia di mamma Anna Maria Walpurga Pertl, già pronto a inventare straordinarie creature musicali, con il campanellino in mano.

Il miracolo prenatale è avvenuto durante «Il piccolo Ignazio e il genio della musica», il nuovo spettacolo di mastro Luciano che si avvale, oltre che dei suoi morbidi pupazzi di gommapiuma, di quattro maestri in carne ed ossa dell’Orchestra Haydn. Perfino il violino di spalla della Haydn, che risponde all’italianissimo e sonoro cognome di Mandolini, si è scomodato per quello che apparentemente è «solo» uno spettacolo di burattini per bambini ma invece diventa il sogno di un pomeriggio di mezza primavera, sul segreto inafferrabile della musica.

Una frontiera su cui il burattinaio Luciano, tre figli e mille idee, si era già cimentato, sfoderando originali interpretazioni del Flauto Magico, di Pierino e il lupo, del Barbiere di Siviglia. E dello stesso Wolfango piccolo stregone.
Quand’è che si diventa musicisti? In una famiglia assai musicale come quella di Leopold Mozart, dove il «musizieren» in casa appartiene alla migliore tradizione pedagogica tedesca - azzarda mastro Luciano seguendo la sua vena fantastica più che le ultime teorie sulle esperienze intrauterine - Mozart lo si diventa già in gravidanza. Ascoltando le suggestioni che filtrano attraverso il liquido amniotico verso le piccole orecchie di Wma, in via di formazione.
Così, scoprendo l’ampia gonna settecentesca della sua Mutti, ecco - come nella bottiglia di un museo anatomico - il profilo inconfondibile di un feto allegro che fa din din e non vede l’ora di suonare con la sorella Nannerl che intanto se la spassa su un cavallino di legno.

Diventeremo famosi noi due, sorellina, le promette il minuscolo futuro Wolfango, e sembra ignorare allegramente le regole sociali che, due secoli fa, impedivano alle fanciulle la carriera musicale, essendo destinate semmai a diventare mogli e mamme di musicisti maschi, genere privilegiato. La pianista Maria Anna Walpurga Ignatia (Nannerl) Mozart non è passata alla storia come il fratellino, ma qui si prende la sua brava rivincita.

Prima e dopo la Wam-ecografia, lo spettacolo s’incentra sul piccolo Ignazio che, assillato dall’incubo di un prof di musica dal cognome inquietante (Gogna) proprio non riesce a farsi piacere l’ardua arte del solfeggio.
Tra gioco e favola, invece, si vola nel paese dei burattini di mastro Luciano, diretto discendente di Geppetto: dal legno alla gommapiuma per dare vita a bambini finti che magari diventano veri.

E così il vascello mangiato dai lenzuoli di scena che diventano flutti e la slitta su cui scivola via la famiglia di Leopold Mozart, imbarcando anche il riluttante Ignazio, diventano un inno allo stupore che non va perduto con la perdita dell’infanzia: il paesaggio di un gioco che assomiglia, poeticamente, ai versanti più soleggiati, innocenti, armoniosi e fantastici dei migliori anni della nostra vita.

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